Guerra, 21 soldati israeliani caduti a Gaza. Netanyahu: giorno duro ma continueremo a combattere fino alla vittoria finale
Il presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha sottolineato più volte che la guerra per debellare Hamas non sarà breve, ma dentro Israele sale l’impazienza. Da una parte ci sono i familiari degli ostaggi che insistono perché Tel Aviv negozi la liberazione dei propri cari a tutti i costi. Dall’altra parte, c’è il peso dei caduti sul campo. Ieri il portavoce delle Forze di difesa israeliane (IDF), Daniel Hagari, ha annunciato che a inizio settimana oltre 20 soldati sono rimasti uccisi in un’esplosione a Gaza che ha provocato il crollo di due edifici vicino alla comunità di confine di Kissufim. Non è ben chiara la dinamica: probabilmente l’esplosione è stata innescata dalle mine piazzate dai soldati per demolire tali edifici. Si tratta del più pesante bilancio giornaliero: “Abbiamo vissuto uno dei giorni più pesanti dall’inizio del conflitto” ha dichiarato Netanyahu il quale tuttavia ha ribadito che Israele non smetterà “di combattere fino alla vittoria totale”.
L’ex presidente di Israele, Reuven Rivilin, ha dichiarato in un’intervista a La Stampa che “prima di tutto è necessario liberare gli ostaggi perché la loro sicurezza è sotto la responsabilità del governo”. Cresce quindi la spinta per un’ulteriore fase di pace che possa comportare la liberazione di alcuni prigionieri. Secondo il sito Axios, Tel Aviv avrebbe offerto una tregua di due mesi ad Hamas al fine di giungere a un potenziale accordo per la liberazione di tutti gli ostaggi. Hamas ha negato di aver “ricevuto ufficialmente” una proposta di tregua.
La situazione appare alquanto confusa con Tel Aviv che pare intenzionata a battere più strade per liberare gli ostaggi. Secondo la CNN, il capo del Mossad, David Barnea, avrebbe proposto un accordo nel quale è previsto l’esilio dei leader di Hamas dalla Striscia. Una proposta emersa durante un vertice a Varsavia nel quale erano presenti gli americani con il capo della Cia, Bill Burns, assieme al segretario di Stato Antony Blinken, oltre al primo ministro qatariota Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani. Quest’utlimo, tuttavia, avrebbe rigettato l’idea in quanto convinto che Hamas non crede che Israele interromperà davvero i combattimenti a Gaza dopo la partenza del leader del gruppo terroristico.