Ue, Borrell ammette: l’economia russa si è dimostrata resiliente. Ma con la mossa di Zhejiang Chouzhou Bank qualcosa ora potrebbe cambiare
Dopo quasi due anni del conflitto, le sanzioni occidentali contro la Russia non hanno dato i risultati che le capitali europee e Washington sia aspettavano. Lo ha riconosciuto anche l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell il quale, intervenendo al parlamento ucraino, ha dichiarato che Mosca sta “cannabalizzando il suo futuro” dal momento che ha “mobilitato l’intera economia per la guerra”. Ciononostante, “la loro economia è più resiliente di quanti ci aspettavamo” ha dichiarato Borrell. La capacità della Russia di aggirare parte delle sanzioni facendo transitare le merci d’importanzione da Paesi terzi come Turchia e Kazakistan ha dato i suoi frutti, così come gli sforzi per continuare a far fluire in giro per il mondo il petrolio russo.
Il Fondo monetario internazionale ha recentemente rivisto al rialzo le previsioni di crescita del Pil russo: +2,6% nel 2024 dopo il +3% messo a segno nel 2023. Si tratta di stime preliminari: nel medio termine l’economia del Paese probabilmente pagherà la scelta di Vladimir Putin, costretto a destinare quote maggiori del bilancio pubblico alla Difesa. Nel frattempo, però, il presidente russo può vantarsi di queste previsioni in vista delle prossime elezioni di marzo che con ogni probabilità lo porteranno a ricoprire un quinto mandato alla guida della Russia.
Eppure, qualcosa sta cambiando. Questa settimana il quotidiano economico russo Vedomosti ha riportato che la più importante banca cinese usata per l’import di beni in Russia ha annunciato la sospensione di tutti gli accordi con Mosca: fine del business. Si tratta della Zhejiang Chouzhou Bank, un’istituto che aveva continuato a fare affari in Russia, contribuendo così alla resilienza dell’economia di Mosca. La ‘ritirata’ dell’istituto cinese è frutto delle cosiddette sanzioni secondarie, firmate dal presidente statunitense Joe Biden, che prevedono l’esclusione praticamente immediata delle banche dal sistema finanziario statunitense, un rischio che i gli uomini d’affari di Pechino non sono disposti a correre.