Per la Merkel sarà il bilancio comunitario a mobilitare le risorse per arginare lo shock economico. Il Consiglio dà mandato alla Commissione europea per presentare una proposta articolata.
La Germania, per la Cancelliera Angela Merkel, è “pronta a maggiori contributi al bilancio Ue nello spirito di solidarietà” perché “l’Europa non è Europa se non stiamo dalla stessa parte nei momenti di necessità”. Così si è pronunciata, parlando al Bundestag prima del vertice dei capi di Stato e di Governo dei Paesi Ue. La cancelliera tedesca spinge per un piano di rilancio dell’economia comunitaria e affinché questo arrivi quanto prima.
L’auspicio è che già dal primo di giugno possano essere disponibili per i vari Stati membri i 500 miliardi del pacchetto di strumenti già messi a punto. Parliamo in primo luogo del fondo da 25 miliardi della Bei, che attiverà fino a 200 miliardi di investimenti per le piccole e medie imprese del Continente. In secondo luogo si fa riferimento al programma Sure da 100 miliardi per sostenere le iniziative contro la disoccupazione e infine la nuova linea di credito del Mes per affrontare le spese sanitarie.
La proposta vera e propria di un Piano per la ripresa post coronavirus elaborato dalla Commissione europea arriverà non più il 29 aprile come ci si attendeva ma dopo il 7 maggio per poter tenere conto delle previsioni di primavera che saranno presentate quel giorno. Intanto, secondo un documento interno della Commissione, il Recovery fund agganciato al Bilancio Ue 2021-2027 ammonterebbe a 320 miliardi da raccogliere sui mercati finanziari attraverso l’emissione di obbligazioni europee. Metà delle risorse dovrebbero essere dirottate sui Paesi che ne hanno bisogno a causa dell’emergenza coronavirus attraverso prestiti e l’altra metà degli aiuti sarebbe a fondo perduto per finanziare programmi appositi. Il piano complessivo dovrebbe arrivare a muovere 2 mila miliardi di euro.
L’idea prevalente è dunque quella di agganciare il Recovery fund al prossimo bilancio Ue che però è ancora in fase di negoziato e che necessariamente dovrà essere più generoso di quanto previsto inizialmente. La reticenza dei Paesi frugali (Olanda, Austria, Svezia e Danimarca) a versare di più è ora messa a dura prova dall’apertura della Germania.
Sarà probabilmente il Consiglio Ue di giugno a chiudere l’accordo definitivo sul Recovery fund agganciato al prossimo bilancio Ue.
Resta il nodo del debito comune, che resta ancora un argomento difficile da far digerire alle opinioni pubbliche di molti Paesi del Nord Europa.
Per questo l’ipotesi spagnola di un debito perpetuo, così come gli eurobond chiesti inizialmente dall’Italia insieme ad altri otto Paesi Ue tra cui Francia e Spagna, difficilmente potrebbero trovare quel consenso unanime necessario per arrivare a un’approvazione. «I Paesi del Sud hanno l’impressione che alcuni Stati oggi più forti dal punto di vista economico, useranno questa crisi per esserlo ancora di più — ha spiegato un alto funzionario Ue —. E quelli del Nord pensano che i loro vicini del Sud trarranno vantaggio dalla pandemia per lasciare loro il peso del debito del passato». Ora lo sforzo è trovare un terreno di gioco comune.
Andrea Curcio