Vladimir Putin e le conseguenze tragiche di un eventuale conflitto con la Nato
“L’operazione militare speciale in Ucraina è una lotta giusta per la nostra sicurezza e sovranità”. Con queste parole Vladimir Putin, in occasione del tradizionale discorso all’Assemblea Federale, ha ribadito le ragioni del conflitto iniziato due anni fa. Il presidente russo ha parlato del sostegno da parte “dell’assoluta maggioranza dei russi” alla guerra contro l’Ucraina, insistendo sulla narrativa della mobilitazione interna e sulla minaccia dell’uso dell’arma nucleare contro l’Occidente, come ha sottolineato il capo dell’ufficio di Mosca del Financial Times, Max Seddon. Il presidente russo ha affrontato anche il tema dell’entrata di Finlandia e Svezia nella Nato, spiegando che Mosca deve “garantire che il fianco occidentale sia adeguatamente protetto con l’espansione” dell’Alleanza Atlantica, dal momento che la Nato e gli Stati Uniti “si stanno preparando a colpire il nostro territorio usando le loro forze migliori”.
La sindrome dell’accerchiamento è uno dei grandi classici della retorica degli autocrati russi e Putin ne fa ampio uso accompagnandolo alla minaccia nucleare. “Devono capire che anche noi abbiamo armi che possono permetterci di sconfiggere le forze della Nato sul loro territorio”, ha dichiarato Putin, aggiungendo che le mosse dell’Alleanza “sono pericolose anche perchè possono portare all’uso delle armi nucleari”. Il messaggio è semplice: l’eventuale invio di truppe Nato in Ucraina, azzardato recentemente dal presidente francese Emmanuel Macron, porterebbe inevitabilmente a conseguenze “tragiche”.
Putin ha detto anche la Russia sta affrontando sfide enormi ed è arrivata a spendere il 13% del Pil in difesa, assicurando che il Paese svilupperà la sua base industriale, riconvertita in ampie parti allo sforzo bellico. Il presidente russo ha spiegato che Mosca sta “potenziando il suo dialogo con i Paese asiatici e il continente africano”, sviluppando al contempo “relazioni forti con i Paesi arabi”. Secondo l’autocrate del Cremlino, “l’economia russa si è mossa in modo molto piú dinamico rispetto a gran parte del mondo, soprattutto rispetto agli altri Paesi del G7”. Nel frattempo, il gigante statale energetico Gazprom dovrebbe aver chiuso il 2023 in rosso per la prima volta, a causa del crollo dell’export di gas verso l’Europa, ridottosi dal 40% del febbraio 2022 all’8% odierno.