In occasione della Pasqua ortodossa, che si celebrerà domenica 5 maggio, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc), monsignor Sviatoslav Shevchuk, ha lanciato un appello a Mosca. Riprendendo l’espressione di Papa Francesco sullo scambio di prigionieri “tutti per tutti”, Shevchuk ha espresso il desiderio che tali parole “diventino per noi un imperativo, un appello ad azioni concrete”, come ha riportato dal SIR, il Servizio Informazione Religiosa.
Secondo l’alto prelato ucraino, infatti, ci sarebbero “circa ottomila militari ucraini detenuti in Russia” oltre a 1.600 civili che si trovano “in condizioni altrettanto infernali”. Shevchuk ha fatto riferimento, in particolare, a tre categorie: le donne, gli operatoti sanitari come medici e infermieri in quanto “non sono combattenti in base al diritto internazionale”, e i sacerdoti.
Vladimir Putin, tuttavia, ha dimostrato più volte di non avere scrupoli quando si tratta di sottomettere la religione e la Chiesa russa alla ragione di Stato, che da due anni coincide con l’aggressione militare. Per quanto riguarda i civili, inoltre, le torture, le sevizie e gli stupri perpetrati dai soldati russi nella città ucraina di Bucha sono l’esempio più evidente della considerazione che le forze di Mosca hanno verso gli ucraini in generale, civili o soldati fa poca differenza. Questa settimana, un attacco russo contro Odessa ha ucciso una serie di persone, tra cui un ragazzo di 16 anni e un bambino di 5 anni, secondo quanto riferito dall’Unicef. In generale, strutture sanitare e scolastiche in tutta l’Ucraina continuano a essere danneggiate dagli attacchi russi indiscriminati.