I russi ricorrono all’uso di armi chimiche in Ucraina: l’accusa arriva direttamente dal Dipartimento di Stato americano, secondo il quale le truppe di Mosca avrebbero utilizzato una specifica arma chimica, la cloropicrcina, contro le forze ucraine, violando così la Convenzione sulle armi chimiche (CWC). Per Washington, l’uso di tali sostanze non costitusice “un incidente isolato” e probabilemente è “guidato dal desiderio delle forze russe di sloggiare le forze ucraine dalle posizioni fortificate e ottenere vantaggi tattici sul campo di battaglia”.
Il Cremlino in passato ha fatto più volte ricorso all’uso di agenti nocivi per far fuori ex spie ed oppositori politici. Lo ha ricordato anche lo stesso Dipartimento di Stato americano, secondo il quale “il continuo disprezzo della Russia per i suoi obblighi nei confronti della CWC deriva dallo stesso schema delle sue operazioni per avvelenare Aleksey Navalny, Sergei e Yulia Skripal con gli agenti nervini Novichok”.
L’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, ha definito “odiose e infondate” le accuse americane, secondo quanto riportato da Ria Novosti. Sul tema è interventuo anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha ribadito il fatto che la Russia rimane impegnata nel rispettare gli obblighi derivanti dal diritto internazionali per quanto riguarda quella che Mosca definisce “l’operazione speciale” in Ucraina. Gli Stati Uniti, tuttavia, hanno deciso di sanzionare oltre 280 tra individui e società, tra cui alcune entità statali russe collegate ai programmi di ricerca per le armi chimiche e biologiche. Nel frattempo, è arrivata un’altra denuncia contro Mosca. Secondo Human Rights Watch (HRW), i militari russi avrebbero giustiziato “a sangue freddo” dall’inizio di dicembre almeno 15 militari ucraini sul punto di arrendersi al fronte e altri sei che stavano per arrendersi. HRW ha concluso che non si tratta di rapporti isolati e ha chiesto un’indagine approfondita.