In un mondo in rapido movimento saper fornire risposte dinamiche e flessibili risulta di vitale importanza se le aziende vogliono sopravvivere.
Non si tratta soltanto di saper agire di fronte a crisi economiche, pandemie e disequilibri geopolitici, ma anche di stare al passo dei nuovi trend di mercato, di conoscere le principali innovazioni tecnologiche, gli strumenti bancari e finanziari e di far fronte a standard ambientali e sociali che richiedono un’attenzione maggiore, senza perdere di vista le esigenze di tutti gli stakeholder interessati al business, dai clienti ai fornitori, dai collaboratori agli investitori.
Per farlo, oggi sempre più aziende scelgono un modello di management che viene definito “agile”. Si inizia a parlare di Business Agility quando nel 2001 un gruppo di informatici e sviluppatori pubblicarono il Manifesto Agile. I pilastri di questo progetto sono quatto: individui e interazioni, software funzionante, collaborazione con i clienti, risposta al cambiamento.
Alla base c’è un orientamento alle persone volto alla valorizzazione delle competenze e delle capacità all’interno del team, attraverso una comunicazione diretta e trasparente, l’ascolto attivo e la condivisione di feedback costanti. Il team lavora insieme per consegnare un prodotto funzionante che andrà perfezionato in seguito, grazie anche allo scambio di feedback con i clienti che vengono direttamente coinvolti nel processo di condivisione a cicli temporali costanti. In questo modo, il team che sviluppa il progetto può adattare il prodotto alle esigenze del cliente, eliminando sin dall’inizio il superfluo e abbandonando tutto ciò che non serve più. Le priorità sono flessibilità, adattabilità e apprendimento continuo.
Scrum, Kanban ed Extreme Programming sono alcuni dei framework che possono essere adottati dalle aziende. Contrariamente a quanto può sembrare la Business Agility non si adatta solo a imprese che sviluppano software, bensì può essere adottata anche da chi produce beni materiali. In altre parole, anche chi costruisce case lo può fare.
Quello che deve essere tenuto presente è che la Business Agility è un paradigma culturale. È un processo che riguarda in primis le persone e non può funzionare se viene imposto dall’alto.
Pertanto, deve essere implementato partendo dai membri dei team, guidandoli verso una presa di responsabilità maggiore nei confronti del lavoro e dei colleghi. Questo, però, deve essere ripagato accordando maggiore fiducia e libertà, lasciando ad ogni individuo il giusto spazio per esprimere la propria professionalità.
Emma Delfrate