Alessandra Calvetti, proprietaria di un’azienda di alta moda nella provincia di Brescia, ha riconvertito la produzione ma le decisioni di Conte e Arcuri mettono a repentaglio qualsiasi opportunità economica.
Si alzano sempre più numerose le voci di chi, come Alessandra Calvetti, a seguito degli ultimi provvedimenti del governo, sta subendo un torto da un punto di vista degli affari. L’ultimo caso è quello del prezzo fisso delle mascherine che dovranno essere vendute al pubblico a 0,50 euro al pezzo mentre il commissario Arcuri ha annunciato un accordo con cinque aziende italiane per la produzione di svariati milioni di mascherine al costo di produzione di 0,38 euro ciascuna.
L’Informatore ha raccolto la testimonianza dell’imprenditrice bresciana Alessandra Calvetti, responsabile dell’azienda di alta moda “Haute Couture Azzurra Srl”, che ha scelto di riconvertire parte della produzione ma che ora si trova in difficoltà dopo le parole di Conte.
Dott.ssa Calvetti, in che modo l’annuncio di Conte di un prezzo di 50 centesimi a mascherina ha scombinato i vostri piani?
Noi siamo un’azienda di abbigliamento di alto livello che è stata costretta a fermarsi a causa del coronavirus. Durante queste settimane abbiamo osservato la mancanza di materiale dpi e quindi, dopo averci riflettuto a lungo, abbiamo deciso di riconvertire la produzione. Ma ora rischiamo grosso, visto che abbiamo investito parecchi soldi di tasca nostra.
Che tipo di investimento avete fatto?
Abbiamo comprato un macchinario automatico dal costo di 132mila euro più Iva che dovrebbe arrivare a fine maggio e che dovrebbe essere in grado di produrre 50mila mascherine in 8 ore. Io pensavo di fare più turni lavorativi e quindi avevo intenzione di assumere nuove persone dal momento che pare che dovremo portare la mascherina per almeno due anni.
Sarò sincera, le parole di Conte ci hanno messo ansia, non dormo la notte. Mi sono confrontata con altri imprenditori, abbiamo fatto tutte le analisi di costo ed è semplicemente insostenibile produrre una mascherina a 0,38 centesimi come vuole Arcuri. Questo significa ammazzare ogni tentativo imprenditoriale.
C’è anche il problema del reperimento della materie prime
Assolutamente. Trovare le materie prime oggi è molto difficile, soprattutto se progetti di produrre grosse quantità. Una delle aziende che avevamo individuato come fornitore è stata appena presidiata dalla Protezione Civile che dunque decide a chi deve vendere. Sono basita, comprendo l’emergenza, ma alcune cose non mi tornano. Lo Stato ha commissionato 52 macchine uguali alla nostra a cinque aziende italiane che produrranno milioni di mascherine che poi verranno date in comodato d’uso. Mi chiedo: perché solo cinque aziende? Perché non far partecipare altre realtà?
Esiste una soluzione secondo lei?
L’unica possibilità è che il governo la smetta di fare queste dichiarazioni in tv, faccia marcia indietro sul prezzo di costo di 0,38 euro e ne formuli uno nuovo, sostenibile per noi produttori. Capisco l’esigenza di tutelare il consumatore, ma a noi imprenditori, che investiamo di tasca nostra, chi ci pensa? Io ho dovuto pagare il 50% della macchina nel momento in cui ho fatto l’ordine e l’altro 50% alla consegna. I fornitori ugualmente vogliono essere pagati subito. Io quindi investo, faccio un business plan e poi cambiano le carte in tavola.
La cosa peggiore è che siamo in balia di una cosa che non possiamo controllare, perché noi ragioniamo secondo le logiche di mercato, siamo imprenditori, finché arriva lo Stato che decide diversamente. La verità è che nei prossimi mesi molte aziende moriranno non solo per causa diretta del coronavirus, ma per l’azione delle istituzioni che navigano a vista. È necessario dar voce anche al mondo imprenditoriale, che sta soffrendo e soffrirà molto.
Simone Fausti