Non solo l’Ucraina: le mire espansionistiche della Russia riguardano anche il Mar Baltico. Secondo quanto riferito dal Moscow Times, poi ripreso da alcune agenzie di stampa, Mosca vorrebbe modificare unilateralmente i propri confini marittimi con la Finlandia e la Lituania nel Mar Baltico. È quanto emergerebbe da un documento preparato dal ministero della Difesa russo, secondo il quale la Federazione “intende dichiarare come acque interne parte delle acque nella parte orientale del Golfo di Finlandia e il territorio vicino alle città di Baltiysk e Zelenogradsk nella regione di Kaliningrad”, come scrive Rai News.
Tale documento è stato pubblicato online sul portale degli atti giuridici e in esso viene spiegato che per raggiungere gli obiettivi precedentemente indicati, Mosca ha deciso di cambiare le coordinate geografiche in base alle quale sono definite le linee da cui viene misurata la porzione di acque territoriali russe. Niente di nuovo, purtroppo, per i Paesi Baltici. Secondo il ministero degli Esteri della Lituania, la decisione russa costitutisce “l’ennesima prova che la politica aggressiva e revisionista della Russia rappresenta una minaccia per la sicurezza dei Paesi vicini e dell’intera Europa”. Ma questa nuova rivendicazione territoriale non è l’unico fatto a preoccupare i vicini Paesi europei.
Questa settimana, infatti, la Russia avviato la prima fase di una serie di esercitazioni militari “che prevedono l’addestramento pratico nella preparazione e nell’uso di armi nucleari non strategiche”, secondo quanto annunciato dal ministero della Difesa russo. L’are interessata è quella del distretto meridionale e l’esercitazione ha coinvolto anche i missili Iskander (missili balistici tattici ipersonici a corto raggio) e Kinzhal (missili balistici aviolanciati ipersonici). Un’operazione che fa parte del continuo sistema di minacce orchestrato dal Cremlino e rivolto contro l’Europa. Secondo il ministero della Difesa russo, infatti, lo scopo di questa esercitazione è fare in modo che tutti i sistemi siano pronti per “l’uso in combattimento di armi nucleari non strategiche per rispondere e garantire incondizionatamente l’integrità territoriale e la sovranità dello Stato russo in risposta alle dichiarazioni provocatorie e alle minacce di singoli funzionari occidentali contro la Federazione Russa”.
