Secondo Carl von Clausewitz, la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi. L’eminente teorico militare prussiano teorizzava, così, la necessità che l’azione bellica rispondesse sempre a dei fini politici precisi, un principio che Israele sembra aver perso di vista. La strage di Rafah dello scorso weekend, dove diverse decine di sfollati palestinesi (almeno 45) hanno perso la vita dopo una serie di attacchi aerei israeliani che hanno colpito anche alcuni civili accampati in diverse tende, non aiuta Tel Aviv nel suo obiettivo di mantenere il supporto esterno a sostegno della legittima caccia ai terroristi di Hamas. Nell’epoca dei social e dell’informazione continua, il controllo della comunicazione di guerra è fondamentale e, sebbene ogni guerra si porti dietro un numero spesso consistente di morti civili “collaterali” ai combattimenti, la scarsa considerazione mostrata dalle forze israeliane per i profughi palestinesi non aiuta la causa israeliana.
L’esercito israeliano ha affermato che, secondo una prima indagine in merito all’attacco che qualche giorno fa ha scatenato un incendio tra alcune tende nella città di Rafah, le fiamme sono state causate da “un’esplosione secondaria”. Secondo un’analisi della Cnn, l’IDF avrebbe utilizzato munizioni statuntensi per questo attacco, mentre secondo quanto riferiscono alcuni giornalisti locali citati dalla Bbc, alcuni carri armati israeliani sono arrivati alla rotonda di al-Awda, nel cuore di Rafah. Tutto ciò, però, non sembra minare il supporto di Washington. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha parlato di “tragico errore” per l’attacco aereo contro la tendopoli, spiegando tuttavia che le operazioni israeliane a Rafah non superano le linee rosse Usa. “Abbiamo anche detto – ha spiegato Kirby – che non vogliamo vedere una grande operazione di terra a Rafah che renderebbe davvero difficile per gli israeliani attaccare Hamas senza causare ingenti danni e potenzialmente un gran numero di morti. Non l’abbiamo ancora visto”.
Kirby ha ammesso che il modo con cui Netanyahu e i vertici militari stanno conducendo le operazioni a Gaza rischia di portare Israele a essere “sempre più isolato sulla scena mondiale”, anche se questo “non è nel nostro interesse”. Ma per quanto riguarda la presenza di carri armati dentro Rafah, Kirby ha specificato che “non li abbiamo visti entrare con grandi unità, un gran numero di truppe, in colonne e formazioni in una sorta di manovra coordinata contro molteplici obiettivi sul terreno”.