Mentre prova a iniettare nuove energie con il rimpasto di governo, Volodymyr Zelensky insiste per ottenere l’ok sull’uso di armi a lungo raggio dentro il territorio russo. Con l’offensiva nella zona di Kursk, Kiev ha portato la guerra in casa della Russia e ora il presidente ucraino vuole alzare il costo della guerra per Mosca puntando a colpire le strutture militari dentro i confini russi. Per farlo, tuttavia, i droni made in Ucraina non bastano: servono missili e armi a lungo raggio, quelle fornite dall’Occidente.
Zelensky è intervenuto sul tema durante una conferenza stampa congiunta con Simon Harris, primo ministro irlandese, spiegando che “abbiamo bisogno del permesso di utilizzare armi a lungo raggio da parte di quei Paesi che ce le forniscono. Dipende da loro, non dalla coalizione di tutti i paesi amici del mondo. Dipende da Stati molto specifici: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania”. Anche Lituania e Polonia chiedono “di fornire all’Ucraina armi a lungo raggio”. Il presidente lituano Gitanas Nauseda e quello polacco Andrzej Duda hanno detto che i loro Paesi sono pronti “ad addestrare i soldati ucraini nella base della brigata lituano-polacco-ucraina (Litpolukrbrig)”.
Nel frattempo, il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov è tornato a minacciare Washington. Questa settimana, infatti, alcuni funzionari americani hanno parlato di un possibile accordo di fornitura di nuovi missili a Kiev per gli F-16, in grado di colpire in profondità la Russia. “Non scherzate con le nostre linee rosse” ha dichiarato Lavrov ai media locali, aggiungendo che “i democratici vogliono mostrarsi più duri dei repubblicani e viceversa, ma per ora tutto questo porta una escalation maggiore, come minimo”, come riporta Rai News.