In Italia, oltre 200mila piccole imprese producono un giro d’affari di oltre 1400 miliardi di euro generando quasi il 40% del Valore aggiunto nazionale e impiegando 5,6 milioni di lavoratori, pari ad un terzo di tutti gli occupati.
Le medie e le grandi imprese garantiscono un primato europeo, nei confronti di Francia, Germania e Spagna mostrando un livello di produttività del lavoro superiore ai citati paesi europei.
I distretti industriali sono un tratto distintivo del nostro sistema produttivo e si focalizzano su specifici ambiti; agro-alimentare, sistema moda, metalmeccanica, sistema casa, beni intermedi e mezzi di trasporto. All’interno di questo circuito si possono individuare più di 2200 imprese leader, ossia punti di riferimento all’interno di un determinato distretto produttivo.
In particolare, tre sono le le filiere a maggior interesse economico: agro- alimentare, edilizia e mezzi di trasporto su gomma, che rappresentano circa il 32% del Valore Aggiunto. All’interno di questi settori, per esempio, gli obiettivi sono molteplici e riguardano tutti evoluzioni in termini di sostenibilità e trasformazione tecnologica; edilizia intelligente, evoluzione in chiave 5.0 dell’agro – alimentare e fonti energetiche rinnovabili e alternative verso la costruzione di multi-filiere.
Sono precisamente quest’ultime, le tematiche affrontate al 50esimo forum di Cernobbio, con il supporto di Sace e la partership di Teha, in cui sono stati approfonditi da una parte il il ruolo strategico di tutte le imprese e dall’altra, l’approccio innovativo delle filiere verso le trasformazioni che spingeranno la competitività del Made in Italy nel mondo: innovazione 4.0, sostenibilità ed export.
Per rafforzare questa crescita, diventando loro stessi l’onda del cambiamento e garantendo al contempo una transizione sostenibile devono adottare l’approccio SPARKLING: Smart, Proactive, Agile, Revolutionary, Kinetic, Leader, Innovative, New, Green.
Le imprese italiane esportatrici sono 121 mila (2,6% sul totale delle imprese), di cui circa la metà piccole e medie imprese che generano quasi il 50% del totale dell’export italiano.
Le principali leve strategiche per aumentare la propensione all’export sono le seguenti: trasformazione tecnologica, anche in chiave sostenibile e l’approccio multi-filiera.
Dunque, per guidare la trasformazione tecnologica è essenziale, in primo luogo, intervenire nella formazione del capitale umano, investendo nel rafforzamento della capacità e nell’acquisizione di nuove competenze digitali e manageriali e parallelamente approfondendo e diffondendo la visione della partecipazione a più filiere.
Quest’ultimo metodo, infatti, garantisce svariati benefici: la condivisione di risorse, competenze e innovazione, il controllo delle diverse fasi del processo produttivo, una migliore efficienza e qualità, una riduzione dei rischi di concentrazione, una maggiore capacità di espansione della propria attività su scala internazionale e l’adozione di pratiche sostenibili e responsabili lungo l’intera catena del valore.
Gloria Giovanditti