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    Nuovo taglio dei tassi BCE: una strategia cauta per evitare la recessione

    La Banca Centrale Europea (BCE) ha tagliato nuovamente i tassi di interesse di 25 punti base, segnando la terza riduzione consecutiva dall’inizio della sua fase espansiva a giugno. I nuovi tassi sui depositi sono stati portati al 3,25%, mentre il tasso di rifinanziamento è ora al 3,40% e quello sulla deposit facility al 3,65%. Questo taglio è stato preso all’unanimità dai governatori, che si sono riuniti in Slovenia, segnalando una crescente preoccupazione per il rallentamento dell’economia dell’Eurozona, ma senza indicare con precisione i futuri orientamenti di politica monetaria.

    La decisione della BCE riflette una valutazione aggiornata delle prospettive di crescita e inflazione. Nonostante il rallentamento dell’attività economica, con la volatilità della produzione industriale e un’attenuazione della crescita nei servizi, Christine Lagarde, presidente della BCE, ha dichiarato che l’Eurozona non è diretta verso una recessione. Piuttosto, ci si aspetta un “atterraggio morbido” dell’economia, ossia un rallentamento controllato senza gravi contraccolpi economici.

    Gli ultimi dati, inclusi quelli sull’inflazione, indicano una crescita dei prezzi più moderata, con l’indice inflazionistico che è salito solo dell’1,7% annuo a settembre, ben al di sotto dell’obiettivo di medio termine della BCE del 2%. Tuttavia, la BCE prevede un temporaneo rialzo dell’inflazione nei prossimi mesi, a causa di fattori puramente tecnici come il confronto con il 2023, caratterizzato da un calo dei prezzi dell’energia.

    Le reazioni dei mercati sono state positive, con lo spread Btp-Bund sceso ai minimi dal novembre 2021, fino a 119 punti base. La BCE, nonostante il taglio dei tassi, ha adottato una posizione cauta rispetto alle prossime mosse, ribadendo che le decisioni future saranno prese “riunione per riunione”, basandosi sui dati economici. Anche l’euro ha subito una leggera flessione, continuando la sua discesa e toccando quota 1,0812 dollari.

    Nel frattempo, le borse europee, trainate dall’ottimismo, hanno registrato rialzi significativi, con Piazza Affari che ha superato quota 35.000 punti. Il quadro economico internazionale resta tuttavia incerto, influenzato da fattori globali come la volatilità dei prezzi energetici, le tensioni geopolitiche derivanti dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente, e la crisi economica in Cina.

    Nonostante le aspettative di ulteriori tagli dei tassi, Christine Lagarde ha sottolineato che la BCE non si è ancora impegnata su un preciso percorso futuro, lasciando aperta la possibilità di cambiamenti in base alle nuove proiezioni economiche. L’istituto centrale, infatti, non ha reintrodotto la “forward guidance”, una strategia di orientamento utilizzata fino a pochi anni fa per indicare chiaramente il corso futuro della politica monetaria.

    Questo approccio riflette la volontà della BCE di essere preparata ai rischi che potrebbero ancora emergere, in particolare per quanto riguarda i prezzi depurati da energia e alimentari, che restano al 2,7%. La volatilità dei mercati energetici e le incertezze sulle mosse della Federal Reserve americana potrebbero influenzare le decisioni future della BCE.

    Secondo diversi osservatori, è probabile che la BCE operi un nuovo taglio dei tassi durante la prossima riunione del 12 dicembre, basandosi su proiezioni aggiornate fino al 2027. Tuttavia, ci sono anche preoccupazioni che una serie di tagli successivi possa essere eccessiva, soprattutto se le pressioni inflazionistiche dovessero persistere oltre le aspettative iniziali. Gli economisti di Mps hanno avvertito che il mercato potrebbe scontare un taglio di 25 punti base a ogni riunione fino a giugno, scenario considerato eccessivo, vista la possibilità che l’inflazione riprenda forza nei primi mesi del 2025.

    La BCE si trova dunque a un bivio, cercando di bilanciare la necessità di sostenere la crescita economica e quella di mantenere sotto controllo l’inflazione. Sul lungo termine, la strategia che verrà adottata influenzerà non solo l’andamento dei mercati finanziari, ma anche le economie dei Paesi membri dell’Eurozona, in particolare quelli più esposti a rischi di recessione come la Germania e l’Italia.

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