Escluso il mese di ottobre, che ha visto i russi avanzare lentamente ma costantemente, negli ultimi mesi non ci sono stati cambiamenti significativi del fronte in Ucraina. Lo scorso mese, tuttavia, è arrivata una novità in grado di cambiare le carte in tavola. A fine ottobre, infatti, si sono intensificate le segnalazioni della presenza di soldati nordcoreani in Russia. Si parla di oltre 10.000 uomini. Secondo la DIA, l’intelligence militare della Corea del Sud, “esiste la possibilità che alcune unità avanzate siano state inviate al fronte”.
Le informazioni di intelligence in merito sono poche e incerte: sembra che i soldati nordcoreani indossino uniformi russe, anche se la DIA ha avvisato che quella in Ucraina è una guerra “condotta principalmente con l’uso di droni, ma le truppe nordcoreane non sono state dotate di droni né sono state addestrate di conseguenza, quindi prevediamo notevoli danni”. Secondo fonti ucraine, sentite dal Financial Times, settimana scorsa 3.000 soldati nordcoreani “sono stati trasportati segretamente su camion civili dall’estremo oriente della Russia alla regione occidentale di Kursk”, per poi essere ospitati in caserme “a circa 50 chilometri dal confine ucraino”.
Da un punto di vista delle risorse umane, per la prima volta la guerra tra Mosca e Kiev non riguarda più solo russi e ucraini. Volodymyr Zelensky è sempre stato fiero del fatto che non ha mai chiesto all’Occidente delle truppe, ma solo aiuti militari e assistenza finanziaria: gli uomini al fronte sono tutti ucraini. Ora però i nordcoreani intervengono in aiuti dei russi, che hanno subito centinaia di migliaia di perdite dall’inizio dell’invasione, secondo stime non confermate, motivo per cui il presidente ucraino starebbe insistendo per ottenere dagli americani le armi a lungo raggio. Un modo per colpire in profondità nel territorio russo i siti militari di Mosca e cercare di compensare le risorse aggiuntive che Pyongyang ha deciso di mandare a combattere a fianco delle truppe di Putin.