Oggi, martedì 5 novembre, è il giorno del verdetto: l’America sceglierà tra Donald Trump e Kamala Harris. Molti cittadini statunitensi hanno già votato per corrispondenza: nella notte italiana ci sarà lo spoglio e, probabilmente, l’annuncio del vincitore. Un’elezione che avrà ricadute anche sulla guerra in Ucraina. Viktor Orbàn ha già messo le mani avanti, spiegando che in caso vinca il candidato repubblicano, l’Europa dovrà rivedere il suo sostegno a Kiev. “Dobbiamo renderci conto che se in America ci sarà un presidente favorevole alla pace […] allora l’Europa non potrà rimanere favorevole alla guerra”, ha detto Orbán, secondo quanto riportato da Euractiv.
Il premier ungherese non ha nascosto in questi mesi la sua preferenza per Trump, spiegando che “l’Europa non può sopportare da sola il peso [della guerra] e se gli americani passano alla pace, anche noi dobbiamo adattarci”. Sarà questo uno dei temi sul tavolo del meeting dei leader Ue che si incontreranno la prossima settimana a Budapest. Ovviamente Orbàn non ha spiegato nel dettaglio cosa intenda per “pace”, con il rischio che questo concetto rappresenti un contenitore abbastanza ampio da contemplare anche il rischio di una qualche forma di resa degli ucraini ai russi.
Dai Baltici, tuttavia, arriva un avvertimento. “Gli appelli che spingono verso una pace tra Russia e Ucraina sono sempre più diffusi, ma tali appelli rischiano di incoraggiare pericolose concessioni”, ha scritto il ministro degli Esteri Margus Tsashkna, secondo quanto riportato da Rai News. Come sottolineato da diversi osservatori negli ultimi due anni e mezzo, la storia recente europea ha molto da insegnare sull’illusione di una pace breve. Lo stesso Tsashkna ha ricordato che la continua insistenza di alcune nazioni europee sulla pace nel 1938 non ha fatto altro che ritardare la guerra totale con Adolf Hitler.
Secondo il capo della diplomazia estone, dunque, non è il caso di illudersi: Vladimir Putin non ha mai nascosto la sua volontà di “distruggere la sovranità dell’Ucraina”. L’obiettivo finale dell’autocrate del Cremlino è quello di “ripristinare la Russia come impero” e al contempo rovesciare l’attuale “architettura di sicurezza” fondata sul binomio Unione Europea – Nato, ha spiegato Tsashkna.