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    Imprese straniere di prossimità: crescita a tre cifre

    Boom negli ultimi 36 mesi. Nella filiera casa sono il doppio di quelle italiane, sorpassate anche nel settore delle pulizie.

    Una crescita per alcune attività a tre cifre in tre anni, con settori che sono oggi quasi completamente in mano ad imprenditori non italiani. L’economia di prossimità di artigianato e piccolo commercio si sta trasformando in modo estremamente rapido e quello che è un fenomeno osservabile per le strade trova ora un riscontro oggettivo nei dati pubblicati dalla Camera di Commercio di Milano Lodi e Monza Brianza.

    Nel giro degli ultimi 36 mesi la crescita delle microimprese guidate da titolari stranieri è stata letteralmente verticale. Centinaia di nuovi cittadini provenienti da ogni angolo del mondo, dopo aver accumulato esperienza come collaboratore o dipendente, stanno rilevando o semplicemente prendendosi la propria fetta di mercato di tante attività di italiani, sempre più anziani, senza ricambio generazionale o piegati da tasse e burocrazia.

    Le imprese straniere della filiera casa sono oramai il doppio di quelle italiane: quasi 8000 su 12mila totali. Nell’ambito delle pulizie il sorpasso è stato effettuato da tempo: 3181 contro 2085. Ora si registra un boom con numeri enormi sul commercio ambulante, di tutte le tipologie, dall’abbigliamento fino all’alimentare: gli stranieri sono oltre il 70% e il dato tendenziale è in continua crescita. Registrano una crescita esponenziale le attività legate al cibo da asporto, così come la sartoria, la pelletteria e i servizi di riparazione e quelli alla persona.

    “Diventare imprenditori rispettosi delle regole è sicuramente una delle vie maestre per una maggiore integrazione sociale – commenta Marco Accornero, Segretario di Unione Artigiani Milano -. Occorre sapersi confrontare con gli enti pubblici, i fornitori, i lavoratori, le banche”. Agli imprenditori stranieri toccherà affrontare concretamente le situazioni che hanno vissuto quelli italiani, aggravate però dalla lingua, dalla complessità delle norme e di un mercato dei servizi che non è ancora pronto per un mondo che è cambiato. Qualche esempio: le banche faticano ancora ad aprire conti correnti e linee di credito ai titolari stranieri che spesso si arrangiano come possono, ricorrendo agli aiuti della comunità ma correndo il rischio di finire anche in mani criminali.

    “Non esiste, nemmeno a livello di sistema nazionale un corso sulla sicurezza del lavoro in lingua straniera”, prosegue Accornero sottolineando la necessità di prendere atto di questa trasformazione e indirizzare gli sforzi per far crescere la cultura imprenditoriale e la capacità di questa imprese senza dimenticare di rafforzare i controlli contro i rischi di concorrenza sleale, elusione fiscale e di infiltrazioni criminali con corsi di formazione a ciclo continuo e servizi in lingua. La stessa Unione Artigiani ha attivato una sperimentazione col cinese che sta registrando l’attenzione di svariate decine di nuovi imprenditori.
    E per gli artigiani italiani? “Gli spazi di mercato restano enormi anche per i nostri connazionali – conclude Accornero – gli artigiani con una buona specializzazione sono richiestissimi dal mercato, sia come autonomi che come dipendenti”.

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