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    La crisi dell’automotive in Europa: tra cassa integrazione, tagli e piani di emergenza

    La crisi dell’industria automobilistica europea sembra inarrestabile, colpendo duramente i principali costruttori e portando con sé un’ondata di incertezza per lavoratori e imprese. Negli ultimi giorni, le notizie provenienti dai giganti del settore confermano la portata del problema.
    L’intero comparto automotive europeo sembra bloccato infatti in un circolo vizioso, tra difficoltà nel passaggio alla mobilità elettrica, mancanza di supporto governativo adeguato e calo della domanda. L’urgenza di trovare soluzioni sostenibili è evidente, ma servono interventi congiunti da parte di aziende e governi per evitare che la crisi si trasformi in un’emorragia occupazionale e produttiva.

    Stellantis e la cassa integrazione a Termoli
    Stellantis ha annunciato la sospensione temporanea delle attività produttive nelle linee di motori Gse e V6 nello stabilimento di Termoli, con il ricorso alla cassa integrazione dal 16 al 22 dicembre. La decisione, secondo l’azienda, è motivata dalla necessità di adeguare la produzione alle sospensioni temporanee degli impianti di Pomigliano e Cassino. Intanto, la tensione si fa sentire anche a Piedimonte San Germano, presso lo stabilimento di Cassino, dove 32 lavoratori della De Vizia, azienda responsabile delle pulizie industriali, sono in sciopero contro la procedura di licenziamento collettivo.
    Mentre Stellantis cerca di rassicurare affermando di voler “garantire la continuità degli impianti” in un momento così critico, il Ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha richiesto al gruppo un “Piano Italia” sostenibile, da presentare entro il 16 dicembre, per affrontare la crisi e salvaguardare i posti di lavoro.

    Ford: tagli e mancanza di incentivi per la mobilità elettrica
    Anche Ford è in difficoltà: il colosso statunitense ha annunciato un piano di riduzione del personale che porterà al taglio di 4.000 posti di lavoro in Europa entro il 2027, con un impatto significativo su Gran Bretagna e Germania. Secondo il Chief Financial Officer di Ford, John Lawler, il problema principale risiede nella mancanza di una strategia politica chiara per la mobilità elettrica, oltre che nella carenza di incentivi e nella rigidità dei target di emissioni di CO2.

    Germania: un piano per evitare chiusure e licenziamenti
    La crisi non risparmia neanche la Germania, cuore pulsante dell’industria automobilistica europea. Il sindacato dei metalmeccanici IG Metall, insieme al consiglio di fabbrica di Volkswagen, ha infatti proposto un piano di riduzione degli stipendi per evitare chiusure e licenziamenti. L’obiettivo è tagliare i costi del lavoro per circa 1,5 miliardi di euro, ma la tensione rimane alta. Il consiglio di fabbrica di Volkswagen ha avvertito che l’azienda potrebbe chiudere almeno tre impianti nel paese per fronteggiare le perdite economiche.

    Un settore in cerca di soluzioni
    Con il Natale alle porte, la speranza è che le trattative in corso possano portare a una tregua per i lavoratori, in attesa di un nuovo anno che, si spera, possa portare segnali di ripresa.

    Andrea Valsecchi

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