Dopo Danimarca e Norvegia, anche Svezia e Finlandia hanno deciso di aggiornare l’opuscolo informativo in cui si illustra alle popolazioni come comportarsi in caso di guerra o di crisi. La minaccia non è esplicitata, ma è chiara a tutti: la Russia e l’eventualità che il conflitto si allarghi oltre l’Ucraina. In Svezia tale opuscolo è stato stampato in 5 milioni di copie, viene distribuito casa per casa e contiene una serie di indicazioni essenziali su come comportarsi in caso soprattutto di guerra: dalla natura delle scorte di cibo da avere a come cercare un riparo in caso di bombardamenti aerei. Non si tratta di una novità per gli svedesi: una dispensa simile era stata redatta durante la Seconda Guerra Mondiale, poi era stata aggiornata durante la Guerra Fredda e un’altra volta sei anni fa. Il governo di Stoccolma ha preso atto della peggiorata situazione internazionale e, consapevole che da un punto di vista numerico non c’è partita con il gigante russo, ritiene fondamentale avere una popolazione pronta in caso la situazione degeneri.
Nel frattempo, si torna a parlare della possibilità di inviare truppe occidentali in Ucraina. Lo rivela Le Monde, secondo il quale Parigi e Londra stanno discutendo dell’argomento. I russi continuano ad avanzare nel Donetsk, nonostante le alte perdite, Kiev teme il taglio degli aiuti da parte dell’amministrazione Trump mentre Kiev ragiona su come poter usare al meglio i missili a lungo raggio inglesi (Storm Shadow) e francesi (Scalp). Per l’utilizzo di queste armi, il governo inglese si appoggia ad alcuni contractor della società britannica Babcock, che assistono gli ucraini sul posto. Downing Street, tuttavia, non vuole fare ulteriori passi. Il governo britannico ha smentito l’indiscrezione di Le Monde: le truppe di Re Carlo III non andranno in Ucraina. Secondo quanto riporta il Corriere, intanto, si starebbe valutando l’invio di soldati francesi in Ucraina per aiutare le truppe locali nell’utilizzo delle armi a lungo raggio. Non si è fatta attendere la reazione del portavoce del Cremlino: “Non c’è unanimità tra gli europei su questo punto – ha spiegato Dmitry Peskov – ma, naturalmente, ci sono alcune teste calde”.