Questa settimana il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervistato a Porta a Porta, ha detto che “se i russi continuano ad avanzare, Zelensky dovrà accettare qualche condizione se non vuole un peggioramento della situazione”. Tuttavia, è il caso di aspettare e vedere “cosa accadrà e quale sarà lo stato dell’arte quando inizierà un dialogo” ha aggiunto il capo della Farnesina. Un modo diplomatico per parlare del fatto che a un certo punto Kiev dovrà fare i conti il tema delle concessioni a Mosca. Tajani ha sottolineato nella trasmissione di Bruno Vespa che l’Italia sta “facendo il possibile per sostenere l’Ucraina, però bisogna raggiungere la pace nel 2025”.
Sul fronte delle potenziali concessioni, Reuters ha analizzato una serie di dichiarazioni e commenti di alcune figure che consigliano Donald Trump scoprendo che di fatto tutti questi “consiglieri” stanno elaborando delle proposte che, in cambio della pace, prevedono la cessione di “ampie parti del Paese [l’Ucraina] alla Russia nel prossimo futuro”. Tra i punti in comune ci sarebbe la minaccia di fermare gli aiuti militari a Kiev nel caso in cui il presidente Volodymyr Zelensky si rifiuti di negoziare, ma soprattutto l’esclusione dell’Ucraina dalla Nato, un fattore ritenuto essenziale dagli ucraini per la sicurezza futura del Paese.
In attesa dei negoziati, si combatte e gli ucraini pianificano la produzione bellica. Secondo l’agenzia statale Ukrinform, l’industria della difesa di Kiev si sta integrando con quella a europea e tra i progetti principali c’è “un programma congiunto con l’Italia che coinvolge i produttori ucraini nell’incremento della capacità produttiva”. Parallelamente, esiste un progetto con il Belgio finalizzato a “localizzare la produzione di sistemi antiaerei e missili presso le imprese ucraine”. L’obiettivo è rendere l’industria bellica ucraina capace di raggiungere livelli produttivi tali da poter sostenere l’enorme sforzo difensivo e poter affrontare al meglio la superiorità della macchina da guerra russa.