L’industria italiana delle piastrelle di ceramica ha chiuso l’anno con un bilancio in chiaroscuro, caratterizzato da una leggera crescita dei volumi di vendita e da un calo della produzione. Secondo i dati diffusi da Confindustria Ceramica, le vendite hanno registrato un aumento complessivo dell’1,9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 376 milioni di metri quadrati. Tuttavia, la produzione ha subito una contrazione del 2%. Questa situazione riflette un contesto complesso, in cui la domanda si è mantenuta stabile sul mercato interno, ma ha mostrato andamenti diversificati sui mercati esteri. Tra le principali sfide per il comparto si segnalano le decisioni politiche in sede europea, come l’approvazione del Clean Industrial Act e le modifiche al sistema ETS (Emissions Trading System) sulle emissioni di CO2, oltre alle direttive BREF Ceramico sulle migliori tecniche disponibili e alle misure contro la concorrenza internazionale sleale.
Il rapporto preconsuntivo elaborato da Prometeia offre un quadro dettagliato delle performance del settore. Le esportazioni, pari a 291 milioni di metri quadrati, hanno segnato un incremento del 2,4%, grazie alla ripresa delle vendite in Nord America e Asia, che ha compensato la stagnazione dei mercati europei. Le vendite sul mercato domestico si sono invece mantenute pressoché stabili, attestandosi a 85 milioni di metri quadrati con un lieve aumento dello 0,3%. Nonostante questi segnali positivi, i volumi complessivi restano inferiori del 7,5% rispetto ai livelli pre-pandemici. La flessione della produzione, dovuta anche all’aumento dei costi energetici e alle pressioni normative, evidenzia la necessità di interventi strutturali per sostenere la competitività del settore.
Il presidente dell’associazione, Augusto Ciarrocchi, ha evidenziato come il contesto competitivo richieda decisioni di straordinaria importanza da parte delle istituzioni europee, per le quali è fondamentale il supporto delle autorità nazionali ed europee. Ha rimarcato la necessità di una decarbonizzazione pragmatica, che tenga conto delle tecnologie effettivamente disponibili e dei tempi necessari per la loro implementazione, evitando di penalizzare ulteriormente un’industria che ha già intrapreso percorsi virtuosi di riduzione delle emissioni attraverso ingenti investimenti. Secondo Ciarrocchi, è indispensabile superare un approccio ideologico che stabilisce obiettivi e scadenze senza considerare i percorsi praticabili per raggiungere i risultati prefissati.