Nel 2023, quasi un quarto della popolazione italiana di età compresa tra i 18 e i 74 anni ha richiesto un prestito o un aiuto economico per far fronte a momenti di difficoltà finanziaria. Secondo il rapporto Istat “Le richieste di aiuto economico dei cittadini”, sono stati 9,76 milioni i cittadini che hanno cercato supporto economico, evidenziando un contesto di crescente fragilità sociale e dipendenza economica.
Il fenomeno colpisce indistintamente uomini e donne, ma è particolarmente rilevante tra i cittadini stranieri (39,8%) rispetto agli italiani (22,4%). L’incidenza maggiore si riscontra tra i disoccupati: il 34% ha dichiarato di aver fatto ricorso a un prestito o a un aiuto economico.
Le famiglie rappresentano la principale fonte di supporto, interpellate dal 54,7% dei richiedenti, seguite dalle banche (31,4%), dalle società finanziarie (22,7%) e, in misura minore, da amici o vicini di casa (7,4%). Una quota residuale del 2,4% si è rivolta ad altre persone, compreso il mercato illegale del credito o l’usura, fenomeni che però restano difficili da quantificare.
I prestiti concessi dai familiari vengono erogati nel 97% dei casi, e solo il 7,5% dei richiedenti dichiara di aver pagato un interesse sul denaro ricevuto. Tuttavia, emerge un dato preoccupante: il 27,7% di chi ha ricevuto un prestito non sa valutare se gli interessi pagati siano superiori o inferiori rispetto a quelli applicati da una banca. Questo dato sottolinea una scarsa consapevolezza finanziaria tra i cittadini.
Il rapporto Istat sottolinea il legame tra la richiesta di aiuto economico e una condizione di fragilità sociale. Il ricorso a prestiti informali o alle famiglie riflette una situazione di dipendenza e mancanza di alternative strutturate. Le famiglie restano il principale ammortizzatore sociale, ma la loro capacità di supporto potrebbe essere messa sotto pressione con l’aggravarsi delle condizioni economiche generali.
Nonostante il 31,4% dei richiedenti si sia rivolto a banche e il 22,7% a società finanziarie, una parte della popolazione continua a cadere nel mercato illegale del credito o nell’usura. Questo fenomeno, difficile da monitorare, rappresenta un serio rischio per i soggetti economicamente più vulnerabili, che spesso non hanno accesso a canali ufficiali di finanziamento.
Andrea Valsecchi