mercoledì, Febbraio 5, 2025
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    La Nato si prepara a dire addio al target di spesa per la difesa pari al 2% del Pil? Il segretario generale Rutte: “Sarà molto, molto, molto di più”

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    Altro che il 2% del Pil entro qualche anno: nell’era del nuovo imperialismo russo, i Paesi della Nato dovranno spendere molto di più per la difesa. Sul tema si discute da parecchi mesi e ormai non si può più evitare di fare i conti con la realtà. Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Mark Rutte, ha dichiarato alla Bild che, nonostante “oltre due terzi dei partner Nato spendono ora più del 2% in armamenti”, bisogna “investire ancora di più”. Rutte ha spiegato che “gli Alleati decideranno nei prossimi mesi” quale sarà il nuovo target di spesa, ma assicurato che “sarà molto, molto, molto più del 2%”.

    Da quando la Russia ha lanciato l’invasione totale dell’Ucraina, quasi tre anni fa, molti Paesi europei, soprattutto i Baltici, hanno aumentato considerevolmente le spesa per la difesa, a partire dalla Polonia che nel 2024 ha speso il 4,1% e nel 2025 conta di raggiungere il 4,7%. L’Italia rimane ancora sotto il target del 2% previsto dall’Alleanza Atlantica, con un misero 1,54% del Pil: Roma conta di raggiungere l’1,67% entro il 2027. Anche l’alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Kaja Kallas, concorda con Rutte: “Il target del 2% del Pil è stato fissato nel 2014, è chiaro che dobbiamo fare di più adesso, perché abbiamo una guerra in corso in Europa e la Russia non ha cambiato il suo obiettivo”.

    Il tema è complicato e “richiede una decisione difficile da parte dei Paesi membri”, ha spiegato Kallas. Per la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, “se l’Europa non si difenderà da sola nessuno difenderà l’Europa. La cosa peggiore che possiamo fare è non agire perché se non agiremo allora potremmo perdere sovranità, sicurezza e vite”. Per il presidente francese, Emmanuel Macron, servono sia finanziamenti pubblici nell’industria della difesa che privati, e promuove l’idea di avere “una preferenza europea negli acquisti”.

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