Le imprese familiari rappresentano una colonna portante dell’economia italiana, un modello produttivo che affonda le sue radici nella tradizione manifatturiera e nei distretti industriali locali. Per impresa familiare si intende una società in cui una famiglia detiene una quota significativa della proprietà – generalmente superiore al 50% nelle aziende non quotate o una quota di controllo nelle quotate – e partecipa attivamente alla gestione o alla governance, con membri della famiglia presenti nel consiglio di amministrazione o in ruoli chiave. Secondo l’ultimo Global 500 Family Business Index, realizzato da EY in collaborazione con la Saint Gallen University, l’Italia si posiziona al quarto posto a livello mondiale per numero di aziende familiari presenti nell’indice, con 22 società che rappresentano il 4,4% del totale globale. Questo studio biennale classifica le maggiori realtà familiari mondiali in base ai ricavi, confermando il peso delle aziende italiane non solo per il numero, ma anche per il valore economico generato.
Dal confronto con l’edizione precedente del 2023, emergono segnali di crescita: le imprese familiari italiane hanno registrato un aumento complessivo dei ricavi del 12%, passando da 160 a 179 miliardi di dollari. Tuttavia, la dimensione media di queste aziende rimane inferiore rispetto al contesto internazionale, con ricavi medi di 8,1 miliardi di dollari, contro i 16,1 miliardi della media europea e i 17,6 miliardi di quella globale.
Analizzando la distribuzione geografica, il Nord Italia si conferma il motore principale di questo modello imprenditoriale: la Lombardia ospita il maggior numero di aziende familiari incluse nell’Indice, seguita dal Piemonte, con le due regioni che insieme contribuiscono al 58% dei ricavi nazionali. Le imprese del centro-sud, invece, rappresentano solo il 27% delle realtà italiane inserite nello studio, con un’incidenza sui ricavi pari al 23%, segnalando margini di crescita ancora ampi. I settori trainanti sono quelli dei prodotti di consumo (23% delle aziende), della manifattura avanzata e del retail (entrambi al 14%), a conferma della centralità di questi comparti nel panorama industriale italiano.