“Cause legali contro la Cina per danni dovuti al covid immorali”. A rischio l’indipendenza di Hong Kong e la tensione cresce
I rapporti diplomatici tra Cina e Stati Uniti sono sempre più tesi. Il ministro degli esteri cinese Wang Yi durante l’occasione politica più solenne (le due Sessioni del Parlamento) è arrivato a parlare di “Guerra Fredda”: “Alcune forze politiche negli Stati Uniti stanno prendendo in ostaggio le relazioni sino-americane e cercano di spingere i due Paesi sull’orlo di una nuova Guerra Fredda”. Lo ha detto il capo della diplomazia cinese nella tradizionale conferenza stampa a margine dei lavori, definendolo un pericolo per la pace globale.
Questa uscita così pesante da parte del ministro degli esteri scaturisce probabilmente dall’avvio di alcune cause legali per iniziativa di alcuni stati americani contro la Repubblica Popolare Cinese, che lo stesso ministro ha definito immorali: “Ricattarci non funzionerà, immorali le cause legali contro di noi per la pandemia”.
Il ministro ha comunque auspicato una cooperazione tra i due paesi, per un’indagine internazionale sulle origini della pandemia, purchè questa sia condotta in modo imparziale, scientifico e all’interno dell’ambito dell’Oms.
Non ha rinunciato però a dare un avvertimento, non nuovo nei rapporti tra Cina e USA: “La Cina non ha intenzione di cambiare gli Stati Uniti, né di rimpiazzarli, ed è pia illusione per gli Stati Uniti cercare di cambiare la Cina”.
In seguito il ministro Wang, ha rivendicato 12 miliardi di mascherine che dalla Cina sono state esportate negli USA e ha parlato del virus politico che si sta diffondendo in America che porta a calunniare la Cina con pregiudizio.
Il ministro è sempre più convinto che gli USA stanno cercando di bloccare l’ascesa della Cina, utilizzando il coronavirus come un pretesto.
Peraltro la crisi tra le due superpotenze è ulteriormente peggiorata da quando Pechino sta tentando di scavalcare l’autonomia di Hong Kong con una legge sulla sicurezza nazionale. Wang Yi ha detto che la norma è “imperativa e urgente”, spiegando che “non danneggia l’alto grado di autonomia di Hong Kong, i diritti e le libertà dei suoi residenti e gli interessi legittimi degli investitori esteri”.
Sono pochi a crederci. I cittadini di Hong Kong sono nuovamente tornati sulle barricate dopo settimane, con bandiere americane e inediti slogan pro indipendenza. Gli Stati Uniti che hanno già minacciato ritorsioni se la legge passasse, la più grave delle quali sarebbe cancellare lo status speciale concesso a Hong Kong. La tensione è destinata a crescere ancora.
Andrea Curcio