Federalberghi per il 2020 stima una perdita di oltre 305 milioni di presenze e un calo del fatturato che sfiora i 17 miliardi di euro per le strutture alberghiere.
Ripresa ma non per tutte le strutture. Sono ancora molti gli esercenti che, nonostante il via libera, preferiscono tenere chiusa la loro attività per non aggravare una situazione già duramente compromessa. Se nei giorni scorsi sono stati i ristoratori a lanciare il grido d’allarme, ora è la volta dei gestori delle strutture alberghiere per le quali l’ondata della crisi, sulla quale grava l’incognita del turismo, sembra inarrestabile.
Dopo una partenza promettente a gennaio 2020, l’Osservatorio di Federalberghi ha rilevato a marzo un vero e proprio tracollo delle presenze negli esercizi ricettivi, soprattutto per quanto riguarda i turisti stranieri con un – 92,3 %, che è andato ulteriormente aggravandosi ad aprile quando il mercato si è fermato completamente, registrando un pesantissimo – 99,1% di presenze di stranieri e – 96,4% di italiani. Nello stesso mese, nel comparto ricettivo sono andati persi circa 106mila posti di lavoro stagionali a cui rischiano di aggiungersi anche i lavoratori con contratti a tempo determinato, una volta terminata la cassa integrazione. Le stime di Federalberghi prevedono per il 2020 una perdita di oltre 305 milioni di presenze, nonostante ci si aspetti una lenta ripresa esclusivamente del turismo domestico, con un calo del fatturato che sfiora i 17 miliardi di euro. Solo a Milano, rispetto ai dati relativi a marzo e aprile dell’anno precedente, il mancato fatturato ammonta a 350 milioni di euro, che sale a 3 miliardi per l’intera regione Lombardia.
Il decreto “rilancio” ha stanziato 5miliardi di euro destinati a sostenere la filiera del turismo e della cultura, predisponendo specifiche misure, quali crediti di imposta per gli affitti, ristori per gli alberghi e le aziende con gravi perdite di fatturato, l’allungamento degli ammortizzatori sociali e, con l’obiettivo di rilanciare il settore turistico interno, il cosiddetto “bonus vacanze” che da solo vale 2,4 miliardi di euro. Ma per i gestori delle strutture ricettive non sarebbero misure sufficienti a far riemergere il settore dalla crisi. Lo spiega in un’intervista a Il Giorno Rocco Salamone, presidente di ATR (associazione Turismo e Ricettività di Città Metropolitana di Milano, ndr), riferendosi in modo particolare al “bonus vacanze”, che penalizzerebbe le strutture ricettive delle città del nord Italia, di norma già con un afflusso turistico interno ridotto durante l’estate, a vantaggio di quelle del centro – sud, verso le quali si riversa la maggioranza del turismo estivo.
La fotografia di Milano rispecchia i dati nazionali, con il 90% degli associati che hanno preferito mantenere chiusi gli alberghi per mancanza di liquidità. Per il presidente di ATR urge un intervento da parte di Regione Lombardia che integri ulteriormente le misure di sostegno al settore, diversamente, il futuro si prospetta tutt’altro che roseo, confermando le previsioni di Federalberghi circa le ripercussioni della crisi sui livelli occupazionali. Sono infatti migliaia i posti a tempo indeterminato che a luglio rischiano di saltare con il termine della cassa integrazione.
Micol Mulè