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    Sconfitta dei giustizialisti: la Giunta dice no al processo contro Salvini

    Decisione finale spetta ora al Senato. Renzi cambia idea e fa votare no l’autorizzazione

    Nella mattinata di ieri si è verificato il colpo di scena che ha visto votare no alla richiesta di rinvio a giudizio contro Salvini per il processo Open Arms: la votazione è finita 13 a 7.

    Determinanti i voti della dissidente pentastellata Ricciardi, del senatore Mario Michele Giarrusso (ex 5 stelle) e di tre senatori di Italia Viva che hanno scelto l’astensione.

    “Il ministro dell’Interno Matteo Salvini agì per interesse pubblico con la condivisione del governo. Il fatto che ci fosse stata una corrispondenza scritta col premier rafforza l’idea di una condivisione del governo nel preminente interesse generale”: questa la relazione del Presidente della Giunta.

    La vicenda risale ad agosto 2019, quando l’allora ministro dell’Interno bloccò lo sbarco nel porto di Lampedusa per 150 migranti, a bordo di una ong spagnola.  Lo sbarco è stato poi ordinato dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, dopo venti giorni.

    I magistrati del Tribunale dei ministri di Palermo avevano così accusato Salvini di sequestro di persona e di respingimento di atti d’ufficio.

    Il verdetto finale spetta ora all’aula di palazzo Madama, che dovrà pronunciarsi entro fine giugno.

    Immediate le reazioni del blocco anti salviniano, che si è scagliato in prima battuta contro il gruppo di Matteo Renzi, che ha deciso per l’astensione. “Italia viva, anche se la sua astensione non è stata determinante, si sta assumendo una responsabilità pesante“: attacca la senatrice di LeU Loredana De Petris.

    A spiegare il motivo dell’astensione di Italia Viva è stato il renziano Francesco Bonifazi: “La motivazione principale per cui Italia Viva decide di non partecipare al voto risiede nel fatto che, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex ministro dell’Interno dei fatti contestati. Diversamente, pare che le determinazioni assunte da quest’ultimo abbiano sempre incontrato, direttamente o indirettamente, l’avallo governativo”.

    Ma ad interessare il leader della Lega c’è ancora un’altra indagine analoga: quella della nave Gregoretti, il cui processo è slittato al 3 ottobre prossimo a causa dell’emergenza coronavirus. In quel frangente Renzi votò in aula a favore del procedimento. Saranno state forse le intercettazioni che hanno coinvolto dei magistrati, tra cui Palamara, ex capo dell’ANM, dal cui contenuto si desume chiaramente l’intento di far fuori il capo del Carroccio per via giudiziaria, ad aver fatto cambiare idea al senatore di Firenze.

    Andrea Curcio

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