Il governo, che ha avuto difficoltà a trovare tutte coperture del decreto rilancio, ha deciso di mettere sul tavolo 3 miliardi di euro per salvare Alitalia da sé stessa.
Si credeva che la crisi generata dal coronavirus avrebbe chiarito quale fossero le reali priorità del Paese. E invece. Dei 55 miliardi di euro previsti dal decreto rilancio, il governo ha deciso che 3 miliardi erano da destinare al salvataggio di Alitalia, nazionalizzandola.
La logica applicata è simile a quella usata per il reddito di cittadinanza: pioggia di soldi, senza un piano concreto. Nel decreto infatti si chiede che venga redatto «senza indugio un piano industriale di sviluppo e ampliamento dell’offerta, che includa strategie strutturali di prodotto». Della serie: non sappiamo bene come fare, ma qualcosa va fatto, quindi avanti senza indugio. La Nuova Alitalia parte senza ali, né fusoliera e soprattutto senza pilota. Infatti mancano ancora all’appello la newco, il piano industriale e l’amministratore delegato. Al comma 3, art. 120 del decreto rilancio si legge infatti che
Per l’esercizio dell’attività d’impresa nel settore del trasporto aereo di persone e merci, è autorizzata la costituzione di una nuova società interamente controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta. L’efficacia della presente disposizione è subordinata all’autorizzazione della Commissione europea.
Una mossa che di certo non aiuta la battaglia che l’Italia sta conducendo in Europa per poter accedere alle risorse del Recovey Fund senza le imposizioni fortemente volute dal fronte rigorista del nord. Sarà infatti il ministero dell’Economia, guidato da Gualtieri, l’istituzione responsabile dell’atto costitutivo della compagnia tramite che avverrà tramite decreto legge.
Cambiano i governi e le repubbliche dunque, ma Alitalia permane. O meglio, rimane sul groppone degli italiani. Uno studio di MedioBanca ha stimato in circa 7,4 miliardi il costo diretto di Alitalia dal 1974 al 2014. Tuttavia, come riporta il Sole24Ore, quel valore aggiornato a oggi è pari a 7,62 miliardi di euro a cui vanno aggiunti i 75 milioni versati da Poste Italiane sei anni fa per l’operazione Etihad e altri 900 milioni concessi tre anni dopo dal governo Gentiloni. Arriviamo dunque a 8,64 miliardi, più 145 milioni di interessi, non rimborsati. Nel dicembre dell’anno scorso il Conte Bis ha concesso al Commissario Leogrande altri 400 milioni.
Giungiamo quindi al 2020: 350 milioni dal decreto “Cura Italia” e ora 3 miliardi, la quota più alta mai stanziata. In totale, nel corso dei decenni, Alitalia ha ricevuto più di 12 miliardi e mezzo di euro, venendo a costare circa 210 euro a testa per ogni italiano.
Simone Fausti