La task force guidata da Vittorio Colao ha strutturato un piano di ripartenza per il Paese che è stato presentato in questi giorni a Palazzo Chigi. Non è chiaro tuttavia quali sono le intenzioni del governo a riguardo.
Dopo due mesi dall’investitura a capo della task force per far ripartire il Paese, Vittorio Colao ha elaborato un piano articolato che è arrivato sul tavolo di Palazzo Chigi. Un progetto che prevede cento schede e venti obiettivi da raggiungere entro certe scadenze anche se non è chiaro l’uso che ne verrà fatto dal governo.
Vittorio Colao, ex ad di Vodafone, in questi mesi, grazie a un confronto con i tecnici dei ministeri oltre a imprenditori e rappresentanti di categorie, ha elaborato un piano nazionale che riguarda tutte quelle attività considerate strategiche per riprendersi dalle conseguenze della pandemia.
L’idea è quella di definire le infrastrutture che rappresentano un interesse nazionale imprescindibile per l’Italia per le quali dovrebbe essere implementata una procedura appositamente studiata che prevede l’instaurazione di un presidio di esecuzione. Lo scopo di questa struttura è chiaro e dovrebbe andare a colpire un problema endemico che persiste da sempre, da nord a sud: velocizzare la realizzazione delle opere snellendo la massa di procedure burocratiche.
Altri settori che dovrebbero essere primariamente coinvolti in questo piano di rilancio riguardano la digitalizzazione estensiva del Paese, investimenti per la green economy e soprattutto favorire il ritorno di quelle imprese che hanno deciso di svolgere la loro attività all’estero, il cosiddetto reshoring, tramite incentivi fiscali.
Dai corridoi romani tuttavia giunge voce che alla fine il progetto della task force sarà solo uno degli spunti che il governo userà per capire come agire nelle prossime settimane. Nella maggioranza di governo infatti fa fatica a delinearsi una linea comune su come aiutare imprenditori e professionisti a tornare a crescere.
Recentemente Carla Ruocco, deputata 5 stelle, ha affermato ciò che da tempo viene suggerito in certi ambienti, cioè che in Italia «c’è un risparmio privato che potrebbe partecipare al piano di rinascita». Un eufemismo che significa una sola cosa: patrimoniale.
Nel frattempo è arrivato giugno e tra la platea dei beneficiari, circa 800mila soggetti non hanno ancora ricevuto un euro di cassa integrazione. Ci si augura quindi che, qualsiasi sia il piano per la ripartenza, il governo eviti di dare qualcosa con la mano destra e togliere con la sinistra.
Simone Fausti