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    La seconda ondata c’è già: ha ucciso l’economia

    Purtroppo era nelle cose e quando un fenomeno è nelle cose non vi è via di uscita. Quando si è deciso che non si poteva rischiare nemmeno un solo morto (fallendo peraltro miseramente) ed in nome di questo nobile ideale era concesso, persino auspicabile, uccidere l’economia, la campana è suonata.

    Ed era, come è sempre, un futile esercizio domandarsi per chi suona la campana. La campana suona sempre per noi. E per l’economia, in questo caso. Dal momento in cui abbiamo deciso di accettare il più stringente lockdown d’Europa abbiamo costruito, mattone su mattone, il futuro che ci travolgerà a settembre.

    Un passo indietro ed in alto. L’idea che si potessero chiudere dei settori “non necessari” e tenerne aperti altri necessari si è rivelata da subito inapplicabile. L’effetto è stato quello di mettere in ginocchio tutti. Quindi si è dovuto trovare un sistema alternativo per evitare che la gente approfittasse delle maglie necessariamente larghe.

    E quel sistema poteva essere uno solo: seminare la paura. E, quando non bastava, l’odio. Prima i runner, poi i bambini, quelli che facevano troppe volte la spesa, quelli che la facevano lontano da casa. Ed infine la movida, gli assembramenti e chiunque volesse riprendere a vivere.

    Ha funzionato, si badi bene: ieri solo 200 nuovi contagi. Ma a che prezzo? Una volta uscita dal recinto, la bestia nera della paura non ci rientra né volentieri né facilmente. Quindi la gente non spende. Quindi la gente non investe.

    Quindi il sistema grippa. Abbiamo congelato la situazione vietando i licenziamenti e rendendo una corsa ad ostacoli fallire. Ma questo è un rimedio che rischia di peggiorare il male. Senza un ricambio la generazione dei garantiti non perde il lavoro, ma vede i propri figli disoccupati e senza futuro. Questo porta a non investire. E contribuisce a scaricare il peso della crisi sulle coorti più giovani.

    In questa spirale discendente per l’economia ogni tanto si annunciano colpi di bazooka. Ma pur quando vengono sparati, colpiscono una notte senza stelle. Nel resto del mondo le cose non vanno meglio, ma stanno semplicemente affrontando subito il problema. Guardate gli Usa: non hanno toccato il mercato del lavoro. Sì, hanno distribuito soldi a pioggia, ma il meccanismo è rimasto preservato. Certo, anche loro credevano che chiudere solo alcuni settori avrebbe fatto molto meno male. Ma poi li hanno riaperti. Ed a Maggio ci sono stati 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro.

    Attenzione, i numeri vanno letti attentamente. Gli Americani un lavoro lo stanno cercando. Da noi è partita la resa. La disoccupazione ad Aprile è in picchiata, trainata dagli inattivi. Che attendono a casa che sia tutto passato.

    Vedremo Maggio, ma sospetto che la cosa non andrà meglio. Il tutto con i contagi dominati da ospedali (degenti ed operatori) ed RSA. Questa è la dura lezione da imparare: uccidere la speranza, farsi dominare dalla paura e, in ultima analisi, non vivere per paura di morire alla fine non salva vite e non è sostenibile.

    In definitiva, quello che ci sta uccidendo è la paura. E contro la paura, si deve accettare prima di tutto e soprattutto, che non possiamo salvare tutto da tutti. È brutale? Lo è. È politicamente scorretto? Lo è. Vi sono alternative? No. Prendiamo atto, ve ne prego, finché possiamo salvare la nave.

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