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    Intervista a Valeria De Cicco, commercialista ed assessore al bilancio e ai servizi sociali di Cinisello Balsamo

    Intervista a Valeria De Cicco, commercialista ed assessore al bilancio e ai servizi sociali di Cinisello Balsamo

    Parte oggi il progetto innovativo dei centri estivi.

    Dott.ssa De Cicco ci parli un po’ di lei

    Mi chiamo Valeria De Cicco, sono un dottore commercialista e un revisore legale. Faccio parte di uno studio associato che ha venti soci con diverse sedi. Si tratta dello studio Triberti, Colombo e associati. È qui dove ho iniziato svolgendo il praticantato e dove sono rimasta quando ho superato l’esame.

    Noi ci occupiamo di consulenza societaria fiscale tributaria e di crisi d’impresa. Siamo all’interno di un network internazionale in cui siamo i referenti per l’Italia. Ci occupiamo anche molto di operazioni internazionali. Abbiamo anche un’area legale forte.

    Sono anche assessore al bilancio, tributi e servizi sociali del comune di Cinisello Balsamo, una città di 75.000 abitanti, una delle realtà più grandi del nord di Milano.

     

    Come si sta vivendo a Cinisello Balsamo la ripresa?

    Bisogna ringraziare molto le attività del territorio perché il blocco totale, che non ha agevolato nessuno, ha dato impulso per una ripartenza in sicurezza il più presto possibile. Grazie all’instancabile lavoro della giunta e di tutte le realtà cittadine siamo fiduciosi nel futuro.

    Ci auspichiamo ovviamente che il deficit creato a causa dell’emergenza, non venga riversato tutto sui comuni. Infatti i comuni, inutile negarlo, andranno incontro a delle difficoltà nei bilanci, questo sia per le minori entrate, sia per le maggiori risorse che sono state spese. Intendiamoci però: noi non abbiamo bisogno di un governo assistenzialista ma di un governo progettuale, che capisca a cascata dove sono le esigenze, al fine ultimo di incrementare il lavoro per tutti.

    Sono fiduciosa su quelle che sono le azioni messe in campo anche da regione Lombardia.

    Noi abbiamo avuto sempre un ottimo confronto. Il nostro sindaco è anche vicepresidente di Anci, per cui ha potuto portare tutti i temi e le questioni su tavoli istituzionali di confronto.

     

    Ci può spiegare il progetto del comune di Cinisello per i centri estivi?

    Questo è stato un progetto molto ambizioso. Si chiama Cinisummer 2020 ed è una nuova formula di centro estivo. È un progetto unico nel suo genere perché è nato dal lavoro di diversi assessorati che sono l’assessorato all’istruzione, cultura e sport, bilancio e servizi sociali, terzo settore e centralità della persona. È nato anche su intuizione del nostro sindaco Giacomo Ghilardi, in collaborazione con le realtà del territorio, associazioni culturali, sportive, oratorie e del terzo settore. Partirà da oggi 22 giugno e terminerà il 31 luglio.

    Si basa su una co-progettazione tra tante realtà, non è il tradizionale centro estivo ma una proposta educativa e ricreativa assolutamente innovativa, ed anche sperimentale, sia per i programmi giornalieri sia nelle modalità aggregative. Ci siamo presi anche una responsabilità perchè per noi la prima preoccupazione è quella del rispetto della salute pubblica.

    Cerchiamo così di mettere al centro i giovani e di dare una risposta alle famiglie. Il comune ha stanziato oltre 350.000 euro con fatica, nonostante il debito fuori bilancio ereditato dalle amministrazioni precedenti. La tariffa unica per tutte le famiglie è di 60€ a settimana e comprende la frequenza al centro, il pasto, la dotazione delle mascherine ed altri strumenti di protezione.

    In ordine alla valutazione delle domande, la precedenza sarà data alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, monoparentali e ai genitori che lavorano con ragazzi portatori di disabilità. Il progetto è indirizzato ai bambini con una fascia d’età compresa tra i 6 e i 14 anni.

    Avete messo in campo anche aiuti alle scuole?

    L’amministrazione comunale al fine di incentivare la formazione ed il consolidamento di un sistema integrato di istruzione pubblica, ha deciso di garantire un contributo annuale alle scuole paritarie. Anche alla luce dell’emergenza covid, abbiamo scelto di sostenere le paritarie nell’esercizio dei loro compiti con un fondo di circa 180 mila euro per l’anno scolastico in corso.

    Abbiamo fatto un accordo-ponte con le scuole dell’infanzia paritarie autonome nel rispetto della normativa, per fare una contribuzione distinta ed integrativa rispetto agli altri contributi statali e regionali. Questa per noi è un’attenzione al territorio, per garantire l’esercizio del diritto allo studio, anche per le scuole pubbliche, che in alcuni casi non riescono a coprire con la loro capienza un numero di iscritti molto elevato. Pertanto abbiamo deciso di aiutare anche le paritarie, considerato che queste hanno dovuto far fronte come tutti ad una chiusura immediata, non incassando più le rette e sostenendo costi di misure anti-contagio per l’anno seguente.

    Questo ha consentito un lavoro sussidiario di pubblico-privato.

     

    Nella sua attività professionale e politica si è mai sentita penalizzata per il fatto di essere donna?

    Devo dire che nella mia realtà si guarda alle competenze ed all’impegno, indipendentemente dal sesso. Nel mio studio ci sono molti soci, dipendenti e collaboratori di sesso femminile.

    Non mi sono sentita discriminata. Ci sono anzi alcune delle componenti femminili, per esempio una maggior precisione, una maggiore disponibilità e maggior pragmatismo che sono molto richieste.

    Questo rende l’impegno delle donne complementare a quello degli uomini che hanno altre caratteristiche.

    Da un punto di vista dell’attività politica, le mie deleghe sono complesse, specialmente di questi tempi. Bilancio e servizi sociali insieme sono una grande investitura di responsabilità. La politica dovrebbe mettere in campo iniziative per conciliare l’attività professionale delle donne con quella altrettanto importante di gestire una famiglia.

    Sarebbe opportuno incentivare una politica che faccia delle proposte serie. L’obiettivo non deve essere quello di far rinunciare alle donne di lavorare o di contrarre l’orario lavorativo ma dovrebbe agevolare il lavoro femminile, impiegando tempo, risorse ed energia perché le componenti peculiari delle donne sono rilevantissime nel mondo del lavoro.

     

    Andrea Curcio

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