Il governo italiano ha deciso di permettere alle compagnie aeree di rimborsare i passeggeri solo tramite voucher. Una violazione delle norme comunitarie che ha portato all’apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Ue.
È risaputo che spesso la vita del paese-Italia procede per paradossi e quello che sta succedendo con i voucher dei rimborsi dei viaggi aerei ne è una prova evidente.
La chiusura di regioni e paesi a causa del coronavirus ha portato alla cancellazione di un gran numero di voli e molti passeggeri di conseguenza sono rimasti a terra. A quel punto i cittadini italiani hanno provveduto a chiedere un rimborso del biglietto pagato.
Il regolamento comunitario europeo cerca di tutelare il consumatore in questi casi e prevede infatti l’obbligo di rimborsare il biglietto entro una settimana dalla cancellazione. La forma del rimborso è a discrezione del passeggero che ha diritto a scegliere tra denaro e altre forme come i voucher.
Peccato che il governo italiano abbia deciso diversamente. Secondo quanto riportato dalla ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, l’intenzione di Palazzo Chigi è quella di far approvare una norma per poter dare voucher validi 12-18 mesi e consentire un rimborso solo dopo 12 mesi. Quindi dal rimborso in denaro entro sette giorni si è passati ai voucher validi 18 mesi.
Questa scelta è in palese contrasto con la normativa comunitaria e infatti l’Ue ha aperto una procedura di infrazione doppia contro l’Italia: la prima riguarda la norma presente nel decreto Cura Italia che permette alle compagnie aeree di ricorrere al voucher come forma di rimborso esclusiva. La seconda invece riguarda anche altri Paesi le cui norme nazionali sui pacchetti turistici “tutto compreso” consentono alle compagnie di fornire unicamente voucher e posticipare il periodo di rimborso oltre le due settimane previste dal regolamento.
Il risultato è che questa posizione del governo italiano avvantaggia chiaramente le compagnie aeree e penalizza i consumatori i quali infatti stanno riempiendo i social di lamentele. In alcuni casi i rimborsi proprio non arrivano, motivo per cui ieri l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato dei procedimenti nei confronti di Alitalia e Volotea per “la vendita di biglietti che sono stati in seguito cancellati dalle due compagnie aeree a causa del Covid-19, pur trattandosi di servizi da svolgere in un periodo nel quale non sarebbero stati vigenti i limiti di circolazione stabiliti dai provvedimenti governativi”. Alle compagnie viene contestata inoltre la mancanza di un’adeguata informazione sui diritti dei consumatori relativi alle cancellazioni e un servizio di assistenza carente.
In Italia tuttavia questo fatto rappresenta uno smacco ulteriore a fronte della velocità con cui negli ultimi decreti si è deciso di rimpolpare le finanze di Alitalia con 3 miliardi di euro. Ciò che deve essere velocizzato, i rimborsi ai consumatori, viene trasformato e dilungato. Ciò che deve essere interrotto, l’agonia di Alitalia (agonia per le tasche degli italiani, beninteso), viene accelerato. Ecco, appunto, un paradosso.
Simone Fausti