La crisi come opportunità di sviluppo: intervista a Gianni Abbriata
Oggi l’Informatore si sposta in Liguria per incontrare l’imprenditore Gianni Abbriata che gestisce, insieme alla sorella, i Bagni Nettuno, storica realtà degli stabilimenti balneari di Albissola. Una tradizione di famiglia iniziata nel 1976 e orientata, oggi come allora, all’eccellenza. Con lui abbiamo fatto il punto sulla nuova stagione balneare, tra difficoltà e prospettive per il futuro.
Dottor Abbriata, ci parli un po’ di lei: come è iniziata la sua attività?
Abbiamo un’attività che è iniziata nel 1976 quando mio padre ha comprato lo stabilimento balneare e prosegue ormai da 44 anni, noi siamo la seconda generazione. Io mi sono laureato in Economia e Commercio e, dopo un’esperienza all’estero, ho preferito tornare in Italia e intraprendere il percorso turistico dedicandomi, insieme a mia sorella, alla gestione dello stabilimento. Nel 2018 abbiamo avuto grossi danni e questo è stato un elemento di riflessione importante per ripianificare il futuro della Liguria in generale, stiamo collaborando infatti con l’amministrazione regionale per realizzare delle cose di più ampio respiro, che diano una vocazione esperienziale al turismo balneare tradizionale. Abbiamo due gommoni con cui facciamo escursioni sull’area marina protetta di Bergeggi e organizziamo gite in tutta la provincia di Savona, con collaboratori che sono guide professioniste, formate sia dal punto di vista biologico che storico, in modo tale che possano spiegare alle persone cosa stanno guardando sia fuori che sott’acqua. Puntiamo molto anche alla valorizzazione del territorio organizzando eventi particolari, come gare di nuoto e corsa particolarmente gettonate. Gli Albissola Swim Games, ad esempio, sono capaci di attrarre 400 iscritti, provenienti anche dall’estero, con l’acqua a 13°.
Come vi siete attrezzati secondo le nuove disposizioni?
Quest’anno ci siamo organizzati investendo sulla nostra azienda. Nel nostro stabilimento lo staff può contare su 20 persone che lavorano nell’ambito della ristorazione ad alto livello, con due sommelier in sala. Quest’anno prepariamo pasti serviti al tavolo – prima facevamo self service – ma lo faremo anche in futuro e abbiamo ideato un servizio di aperitivo all’ombrellone su richiesta. Tramite un’app il cliente può consultare il menu comodamente seduto sotto l’ombrellone – il wifi è su tutta la spiaggia – e ordinare, prenotare un tavolo o farsi portare quanto richiesto direttamente in riva al mare. Collegandosi al nostro sito, grazie alla web cam, si possono consultare la situazione della spiaggia, le condizioni del mare e le previsioni meteo. Noi puntiamo molto alla qualità, infatti il distanziamento sociale di 3 metri che abbiamo dovuto impostare quest’anno lo manterremo anche l’anno prossimo, agevolati dall’allungamento di 30 metri di profondità della nostra spiaggia previsto per il 2021, perché abbiamo visto che è una soluzione particolarmente gradita ai nostri ospiti.
Un anno difficile: come ne uscirete questa stagione?
Noi siamo partiti per chiudere in pareggio, senza avere debiti. Poi devo dire che per il momento i riscontri sono molto positivi. La stagione è sicuramente partita in ritardo, però le persone hanno un grande desiderio sia di uscire che di stare insieme, soprattutto i bambini che hanno sofferto molto durante il periodo di lockdown e con i quali noi lavoriamo. Abbiamo un baby club dove li intratteniamo, quest’anno non è ancora partito perché non si possono mettere insieme, però abbiamo la piscina, che è un grande elemento di socializzazione, dove organizziamo corsi di nuoto. Quando vengono le famiglie, qui trovano un servizio di alto livello. È un anno particolare che però ci ha permesso di rimodulare il servizio in modo qualitativo, portandolo a livelli ancora più alti.
Parliamo di un tema critico per la Liguria, la viabilità. Secondo lei come si può risolvere questo annoso problema?
Questo è semplicemente un discorso legato alle concessioni delle autostrade. È una disputa più politica che altro, che crea disagi importanti. Con l’apertura del ponte, alla quale siamo prossimi, abbiamo passato il periodo peggiore della nostra viabilità. Ora, le manutenzioni sarebbe stato meglio programmarle durante il lockdown in modo che non si creassero dei problemi importanti, ma ci sono e cerchiamo di affrontarli. Certamente questo rappresenta un grande disagio per noi ma un po’ per tutti, pensiamo ai fornitori, a tutta la catena della logistica. La Liguria è il porto del nord Italia, quindi abbiamo dei ritardi nelle consegne e soprattutto intasamenti. Questo è un problema enorme che si potrebbe risolvere limitando il traffico degli autotreni nel week end, così si favorirebbe il turismo.
A questo proposito, il turismo internazionale quest’anno sarà in calo. La domanda interna potrà bastare per colmare il vuoto?
Dipende, noi lavoriamo molto con le seconde case e ci stiamo organizzando con bed & breakfast che stanno nascendo numerosi. I soggiorni sono spesso di nazionali, il turista straniero lo vedremo da settembre in avanti. I turisti che hanno dato disdetta difficilmente li recupereremo quest’anno, poi quando il vaccino sarà disponibile cambierà di nuovo tutto. Come regione Liguria stiamo lavorando bene, attraverso i siti web abbiamo una visibilità notevole e ci auguriamo che possa arrivare un po’ di turismo internazionale. L’ufficio di promozione turistica della Regione ha una professionalità elevata e sta lavorando molto sull’estero, noi li aspettiamo.
Cosa si aspetta dal Governo per la prossima stagione? Che strategie?
Auspicheremmo un adeguamento dell’Iva al 10% come per gli alberghi, come stabilimento balneare l’abbiamo ancora al 22% e per noi è pesante. Questo lo chiediamo a gran voce da tempo e non siamo mai stati ascoltati. Invece, per quanto riguarda le mareggiate e i danni che abbiamo avuto, i fondi sono stati stanziati ma devono ancora essere rendicontati, quindi andiamo un po’ lunghi sui tempi. Quello che si poteva fare dal punto di vista finanziario è stato fatto, onestamente devo riconoscerlo. Ci aspettiamo però un’attenzione particolare nel rinnovo delle concessioni, perché non abbiamo certezze e soprattutto non abbiamo un governo forte che ci possa difendere. In Europa dovremmo andare più decisi su questo tema e dare la garanzia di permanenza alle concessioni, perché ci siamo da 50 anni e ci siamo inventati questo lavoro. È inutile perdere delle risorse e delle professionalità mettendo all’asta delle attività che sono la nostra vita e generazioni. Chi potrebbe fare meglio di noi nel nostro territorio? Capisco che difendere la categoria intera sia difficile, perché ci sono situazioni eterogenee, però in Liguria ci sono eccellenze che devono essere guardate da vicino.
Micol Mulè