L’incertezza è sovrana, la scuola nel caos
Non si proroga lo stato d’emergenza ma i sindacati vogliono lasciare chiuse la scuola
La decisione sulla proroga dello stato d’emergenza fino ad ottobre non è più scontata. Non solo le opposizioni, ma anche alcuni malumori della maggioranza sembrano aver fatto cambiare idea al Governo.
La decisione definitiva sarà presa la settimana prossima, dopo che il premier Conte sarà tornato da Bruxelles.
L’ultimo report settimanale del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità evidenzia, seppur sono pochi i casi che richiedono ospedalizzazione, come il virus proceda per focolai, alcuni dei quali associati a contagi provenienti dall’estero.
Ad oggi sono 655 i focolai attivi in tutto il Paese.
In caso di mancata proroga dello stato di emergenza, i poteri e le misure straordinarie potrebbero comunque essere mantenuti con un decreto legge.
Le altre misure sanitarie, cioè quelle che riguardano i protocolli e le linee guida sui comportamenti da adottare, potrebbero rientrare nelle ordinanze del ministero della Salute, con cui ad esempio, è stato limitato l’accesso ad alcuni paesi extra Ue.
Ma l’allarme più preoccupante in questo momento è quello della scuola.
Venerdì mattina i sindacati della scuola all’unisono: “Riaprire le scuole a settembre? Senza un intervento straordinario del governo per garantire le risorse necessarie, soprattutto quelle umane, non sarà possibile. Se non a prezzo di pesanti tagli d’orario e con il ricorso sistematico alla didattica a distanza”.
La replica della ministra non si è fatta attendere: “La scuola riaprirà regolarmente il 14 settembre, escludo nuovi lockdown. Dai sindacati mi aspetto collaborazione. Noi per settembre saremo pronti, ma ognuno deve fare la propria parte. Non si può dire di no a tutto”.
I sindacati vorrebbero che la didattica proseguisse a distanza. Questo perchè, stando alle loro stime, con i soldi stanziati finora (1,4 nel dl rilancio cui Azzolina ha promesso di aggiungere un ulteriore miliardo) si potrebbero assumere a tempo determinato poco più di 56 mila docenti e 16 mila Ata, che suddivisi fra gli 8 mila istituti scolastici italiani corrispondono a 7 insegnanti e 2 fra assistenti amministrativi e bidelli in più per scuola.
Andrea Curcio