Quota 100 nel mirino dell’Olanda
Recovery Fund a rischio
La riforma delle pensioni tanto cara alla Lega e ai 5 stelle, approvata dal governo Conte I, sta creando non poche difficoltà all’Italia nell’ambito delle trattative sul Recovery Fund.
Con quota 100, è possibile andare in pensione a 62 anni, dunque cinque anni prima dell’età legale che corrisponde a 67 anni. Il costo del pensionamento anticipato potrebbe pesare per il bilancio dello Stato circa 48,5 miliardi di euro, quasi una decina in più rispetto all’ammontare di cui l’Italia beneficerebbe se dovesse accedere al famigerato Mes.
In Olanda invece si può uscire dal lavoro solo 2 anni prima dell’età legale, in Austria 3 anni, in e in Svezia addirittura si va in pensione più tardi dell’età legale.
Inoltre secondo il rapporto della Commissione europea del 2018, le pensioni in Italia pesano il 15,6 per cento, nell’area euro il 12,3 e in Olanda il 7,3 per cento.
La richiesta dell’Olanda che avrebbe fatto infuriare il premier Conte sarebbe un taglio di 50 miliardi dal fondo complessivo per il Recovery Fund. In questo modo l’Italia subirebbe una perdita di 24 miliardi. È il premier olandese Mark Rutte che in questi giorni sta guidando i paesi, cosi-detti frugali, contro l’Italia.
Tuttavia la pretesa olandese non è scontato che venga accolta. Secondo uno studio francese, circa 4 miliardi di euro di tributi di aziende italiane sono finite nelle casse dell’Olanda.
Grazie alla fiscalità privilegiata, sono centinaia le società italiane che hanno stabilito la loro sede in Olanda. E con una leggina ben fatta, il Ministro dell’Economia potrebbe ministro ordinare alle società controllate di smobilitare la loro presenza in Olanda. Il gruppo Enel ne ha sei consolidate nel suo bilancio, il gruppo Eni ne ha addirittura 57.
Andrea Curcio