Meno banchi più didattica
Il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina aveva annunciato il bando, di cui si sarebbe occupato il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, per la fornitura fino a 1,5 milioni di banchi monouso tradizionali (cioè singoli) e fino a 1,5 milioni di banchi di tipo più innovativo per consentire la riapertura delle scuole il 14 settembre dopo che le scuole, in queste settimane, hanno avanzato le proprie richieste di fabbisogno.
I criteri che hanno condotto alla scelta di queste sedie restano, per ora, oscuri.
Siamo di fronte all’ennesima spesa pubblica improduttiva e all’ennesima opportunità persa per immettere nel sistema risorse per rilanciare la scuola italiana.
L’Italia investe in istruzione e cultura meno di tutti gli altri paesi europei: siamo quartultimi per competenze in lettura e scienze tra i paesi sviluppati, un terzo dei maturandi non raggiunge la soglia minima di competenze in matematica, i giovani senza diploma sono il doppio di quelli europei, tre giovani su quattro non hanno mai letto la Costituzione e il tasso di analfabetismo funzionale è sostanzialmente il doppio rispetto a quello dei paesi della zona euro.
Questi dati che ognuno di noi ha visto, letto e sentito su vari sistemi di informazione ci identificano come il paese più ignorante d’Europa e, capite bene che la priorità che doveva guidare l’azione di governo non era l’acquisto di tre milioni di banchi innovativi ma una serie di misure che andassero ad incidere sulla didattica: sulle attività di recupero, su progetti innovativi, sul garantire i medesimi orari dello scorso anno scolastico alle famiglie, perché non possiamo permetterci stravolgere gli orari lavorativi dei genitori, e perché diminuire le ore di insegnamento sarebbe un passo indietro enorme che il nostro paese, visti i dati, non si può permettere.
Investiamo su assunzioni di nuovi docenti perché la didattica a distanza non ha funzionato e non potrà mai funzionare perché, non me ne vogliano gli amanti della tecnologia, i computer non potranno mai sostituire il rapporto umano che il corpo docente trasmette ai nostri bambini e ai nostri ragazzi.
FIlippo Spagnoli