La risposta di Arcuri sulle scuole
L’Italia ha tenuto chiuso le scuole per sei mesi…ma ancora la confusione è totale. Gli alunni sono spiazzati, spesso dimentichiamo che sono proprio loro i veri protagonisti a cui il servizio viene rivolto.
Il tema più dibattuto sui giornali in questi giorni, ancor più del coronavirus, riguarda la riapertura delle scuole. Tante sono le incognite: dall’obbligo delle mascherine in classe, ai soldi spesi per i banchi mono-posto, alle modalità di trasporto degli scuola-bus.
A tal proposito il Sole 24ore aveva rivolto al commissario Domenico Arcuri tre domande: chi sono le aziende vincitrici della gara per i banchi monoposto, i motivi per cui siano state secretate le modalità della gara stessa e se verranno rispettati i termini per la consegna.
Arcuri ha risposto al quotidiano economico con una lettera di grande valore filosofico idoneo a svicolare le domande, molto povera di contenuti e scarna nelle risposte attese dall’informazione.
Citiamo alcuni tratti della lettera del commissario.
“…tutti gli attori del nostro sistema sociale, politico e istituzionale sono chiamati in questo passaggio a offrire il proprio contributo… La scuola riguarda noi tutti ed è presente ovunque: le dimensioni, l’articolazione, la capillarità e la complessità del sistema scolastico, unite alla necessità di risolvere tutti i problemi in tempi brevissimi rendono questa impresa veramente difficile. Ma è la sfida più importante cui l’Italia è adesso chiamata a rispondere e a dimostrare compattezza e capacità di collaborazione”.
Arcuri non risponde direttamente alle domande ma si limita a dire: “alle domande hanno risposto già ieri gli articoli del vostro giornale con le loro approfondite analisi, dalle quali emerge che aver raggiunto l’obiettivo di reperire la quantità dei banchi necessari è stato un risultato molto importante per la riapertura delle scuole e per la riattivazione regolare delle nostre routine di vita quotidiana”.
In seguito aggiunge che sono stati sottoscritti undici contratti di affidamento, “con tutte le specifiche di consegna in termini di tempi e destinazioni, e che, non appena terminate tali procedure, come in tutti gli altri casi di affidamento, i riferimenti contrattuali saranno pubblicati sul sito del Commissario nei tempi previsti dalla legge”.
Sui tempi di consegna, il commissario precisa che saranno rispettati in base a quanto indicati nei contratti. Ciò significa che i banchi non arriveranno prima di ottobre.
Infine Arcuri elogia gli sforzi del Governo, del ministero dell’Istruzione e delle parti sociali, la cui azione sta producendo i risultati attesi.
“…Le difficoltà di contesto e la rapidità di azione, a cui inevitabilmente i tempi stretti dell’emergenza costringono, possono determinare informazioni convulse e qualche confusione comunicativa, ma non per questo possono essere una ragione per non rispettare le regole di affidamento e le procedure amministrative che richiedono quel rigore e quella coerenza a cui cerchiamo sempre di fare riferimento…”.
Al di là del lavoro che le autorità competenti stanno ponendo in essere e della buona fede che il commissario vuole trasmetterci, una domanda sorge spontanea: l’Italia è stato il primo paese d’Europa ad aver chiuso le scuole e l’ultimo a riaprirle, con una finestra temporale di sei mesi. Ma allora come è possibile, che nessuno, tra alunni, professori, sa ancora precisamente come sarà organizzata la didattica nel corso dell’anno, se sia realmente fattibile tenere le mascherine per cinque ore consecutive, come verranno gestiti gli eventuali assembramenti nei luoghi di pausa?
Sono solo alcuni degli infiniti dubbi che tormentano non solo il personale docente ma gli alunni stessi. Spesso viene dimenticato che sono proprio loro i veri protagonisti a cui il servizio viene rivolto.Nonostante le notizie riportate dai media sulla riluttanza a fare i test anticovid e la propensione all’esonero di una parte di loro.