Il caos e la crisi
Il ministro Gualtieri e è contento. In mezzo a questo caos c’è una buona notizia: ad Agosto salgono le entrate fiscali. Fondamentalmente, ancora una volta, la fedeltà fiscale delle imprese non delude. Anzi sorprende. Non è la prima volta, negli ultimi mesi. Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, aveva già sottolineato come anche chi avrebbe potuto non pagare le rate delle cartelle esattoriali, aveva continuato a farlo. Ovviamente, in tutto questo, nessuno che si domandi come mai i conti sull’evasione peggiorino costantemente. Ma non si può avere tutto dalla vita, prima o poi a qualcuno sorgerà quel dubbio. Ma quel giorno non è oggi.
Oggi, invece, è un ottimo giorno per domandarsi cosa ci sia dietro questo zelo fiscale. Prendiamo un po’ di dati forniti da Mediocredito Centrale, quello che eroga i prestiti garantiti dallo Stato:
Il ministero dello Sviluppo Economico e Mediocredito Centrale (MCC), prosegue la nota, segnalano che sono complessivamente 1.009.515 le richieste pervenute dagli intermediari al Fondo di Garanzia Pmi dal 17 marzo al 25 agosto 2020 per richiedere le garanzie ai finanziamenti in favore di imprese, artigiani, autonomi e professionisti, per un importo complessivo di oltre 72,5 miliardi di euro.
In particolare, le domande arrivate e relative alle misure introdotte con i decreti Cura Italia e Liquidità sono 1.004.341, pari ad un importo di circa 71,9 miliardi di euro. Di queste, oltre 845.150 sono riferite a finanziamenti fino a 30.000 euro, con percentuale di copertura al 100%, per un importo finanziato di circa 16,7 miliardi di euro che, secondo quanto previsto dalla norma, possono essere erogati senza attendere l’esito definitivo dell’istruttoria da parte del Gestore.
72 miliardi di garanzie. Di cui 17 circa per i famosi 25 mila euro a interessi zero (circa). Nel caso qualcuno se lo stesse domandando, i soldi vengono anche e soprattutto da qua. Le tasse si riferiscono al 2019. Ma le scorte sono state bruciate nei primi sei mesi. Quindi si sono presi in prestito questi soldi. Ottimo. Due problemi: i prestiti durano dieci anni e, in caso di chiusura dell’impresa, paga lo Stato. Per i primi due anni non si pagano le rate, quindi tutto bene. Al terzo vedremo come monterà l’ondata di insolvenze. Perché se non paghi tu, la banca probabilmente nemmeno ti manda il recupero crediti.
C’è un garante, no? Ecco, escuteranno la garanzia e tutto a posto. Fino ad un certo punto, almeno. Perché questo rischia di diventare un problema enorme. Contate che i dati citati probabilmente non tengono conto di circa metà dei prestiti, perché c’è stato un ingorgo dovuto all’arrivo in massa delle aziende che chiedevano prestiti sul bilancio 2019. La norma prevedeva, infatti, di poter scegliere il bilancio che si preferiva tra 2018 e 2019. Va da sé che quello dell’anno scorso sia stato depositato dopo. E quindi molti prestiti stiano venendo erogati proprio in questi giorni.
Rischiamo, quindi, di avere una bomba da una trentina di miliardi mal contati che ticchetta sui conti pubblici. Della stessa magnitudine delle clausole di salvaguardia. Insomma, dal caos post crisi, potrebbe nascere un’altra crisi post caos. In un ciclo ininterrotto di incompetenza, approssimazione e sottovalutazione che nei prossimi anni potrebbe travolgerci tutti.
Questo, ovviamente, al netto di un peggioramento dei conti nei prossimi anni. Non serve chiamarsi Cassandra per prevederlo: basta realizzare quanti soldi dovremo restituire. La Germania pensa di ripagare tutto per il 2058. Noi, più modestamente, puntiamo alla formula dell’ergastolo: fine pena mai. In questo clima, fra due anni, quanti saranno tentati di cominciare a darsi all’escapismo fiscale? Ricordiamoci che parliamo soprattutto di micro imprese e partite Iva. per definizioni agili e leggere, i sistemi per chiudere e riaprire esistono.
Certo, la fedeltà fiscale è indiscutibile al momento. Ma la Sindrome di Stoccolma non può essere il pilastro su cui costruire un sistema tributario sostenibile.
Luca Rampazzo