L’ennesimo flop del reddito di cittadinanza: il lavoro c’è ma mancano i candidati
A Milano il corso di formazione per diventare meccanici e banconisti disertato dal 70% dei candidati. Afol: meno del 3% è occupato e c’è timore per l’aumento dei disoccupati dopo il blocco dei licenziamenti. Centri per l’impiego a rischio collasso.
Il lavoro c’è, il corso di formazione per acquisire le competenze necessarie all’inserimento lavorativo anche, mancano solo i candidati. Questo è lo spaccato della misura bandiera del Movimento 5 Stelle, il reddito di cittadinanza, calata nella realtà del bacino di competenza di Città Metropolitana. Nei mesi scorsi Afol (Agenzia formazione, orientamento e lavoro, ndr) aveva indetto un corso di formazione professionale rivolto specificatamente ai beneficiari del reddito di cittadinanza che, una volta concluso, li avrebbe qualificati come meccanici, banconisti e addetti alla logistica, inclusa la possibilità di iniziare un percorso di inserimento lavorativo all’interno di imprese del settore. Risultato? Su 100 persone candidabili per le posizioni, solo la metà ha accettato la proposta, salvo poi presentarsi in 30. Gli altri a casa a spese dei contribuenti. L’ennesima riprova del flop di una misura che continua a rivelarsi mero assistenzialismo.
Nell’area di Città Metropolitana, stando agli ultimi dati relativi al mese di giugno, sono 27.386 i percettori del reddito di cittadinanza, di cui il 50% nella sola città di Milano, 104mila, invece, i nuclei familiari all’interno dei quali è presente un rdc o una pensione di cittadinanza calcolati su scala regionale. Passi l’emergenza sanitaria, che ha inevitabilmente bloccato il meccanismo delle convocazioni per l’avviamento al lavoro, resta comunque il fatto che sul bacino di competenza di Città Metropolitana, non si arriva nemmeno a sfiorare la doppia cifra nelle percentuali delle persone che hanno abbandonato l’assistenza e sono diventate parte attiva all’interno del mondo del lavoro. Non tocca infatti neanche il 3% la percentuale degli occupati che sono passati da percettori del reddito di cittadinanza a lavoratori, un segnale evidente che qualcosa non funziona.
Le spiegazioni sono molteplici, si va dal timore di rimettersi in gioco al preferire lavori in nero, ma pesa molto anche la mancanza di competenze specifiche necessarie per ricollocarsi all’interno del mercato del lavoro. Mercato che tra le altre cose affronta oggi una congiuntura non certo favorevole al fiorire di nuovi sbocchi occupazionali e che, con ogni probabilità, andrà peggiorando una volta eliminato il blocco dei licenziamenti. Afol Metropolitana su questo ultimo aspetto esprime forti preoccupazioni e stima addirittura un raddoppio delle attuali persone in carico, con il rischio di arrivare al tracollo per la mancanza degli operatori necessari a gestire i nuovi disoccupati. Una carenza di organico che potrebbe in parte essere risolta dal maxi piano di assunzioni messo a punto da Regione Lombardia con l’obiettivo di triplicare l’organico dei centri per l’impiego, inserendo 1.214 nuovi operatori che affiancheranno i navigator, altro plateale flop della riforma.
Micol Mulè