di Simone Fausti
Per quanto i rapporti internazionali nel 2019 abbiano conosciuto un andamento tumultuoso, l’export lombardo resiste e chiude positivamente il terzo trimestre dell’anno scorso segnando un +2,3% tendenziale. I dati di Unioncamere Lombardia.
È noto che l’incertezza della politica, a qualsiasi livello, rappresenta una delle minacce più pericolose per il buon andamento degli affari. Il 2019 è stato l’anno del rallentamento dell’industria tedesca, primo partner commerciale dell’Italia, e della guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina che si è conclusa qualche settimana fa con l’accordo commerciale tra i due paesi dove il dragone cinese si impegna a comprare 200 miliardi in più di prodotti americani e di contro Trump ha annunciato il taglia di alcuni dazi.
Nonostante questo panorama altalenante, il valore dell’export lombardo è aumentato del 2,3% raggiungendo quasi i 31 miliardi e pareggiando così i massimi livelli raggiunto lo scorso anno. Nelle regioni manifatturiere del nord, solo l’Emilia Romagna (+5,8% la variazione tendenziale) fa meglio della Lombardia. Nel complesso, è stato possibile raggiungere questi risultati regionali grazie all’apporto fondamentale degli articoli farmaceutici (+75,4%) e dei prodotti tessili, pelli e accessori (+3,2%). Performance negativa invece per i metalli di base e prodotti in metallo (-6,3%), mezzi di trasporto (-5,9%) e macchine e apparecchi (-3,4%).
Non è tutto oro ciò che luccica
Se il risultato regionale rimane saldamente positivo, con una ripresa tendenziale dell’export più decisa rispetto all’import (+0,3%) che ha permesso una riduzione significativa del deficit commerciale (785 milioni), i dati a livello provinciale non sono uniformemente incoraggianti. Incrementi tendenziali si sono registrati unicamente per le province di Lodi (+16,2%), Pavia (+12,3%), Milano (+8,5%) e Bergamo (+3,6%), anche se Bergamo e Lodi svoltano positivamente dopo una contrazione del trimestre precedente. Tutte le altre si trovano in territorio negativo con Varese (-9,6%) ultima della fila.
«La diversificazione del sistema produttivo lombardo e la capacità delle imprese di spostarsi su nuovi mercati – commenta il Presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio – permettono all’export lombardo di mantenere i livelli massimi raggiunti, ma i rischi che gravano sul commercio internazionale e il segno negativo diffuso nei risultati delle singole province impongono di mantenere alta l’attenzione».
2020: un altro anno incerto?
Lo scacchiere internazionale nel 2020 si preannuncia comunque incerto, con la Gran Bretagna che ha dato avvio alla Brexit, iniziando un periodo di transizione della durata di un anno durante la quale il governo di Boris Johnson dovrà rinegoziare centinaia di accordi commerciali con l’Unione Europea la quale fino all’altro ieri era il suo principale partner economico rappresentando il 45% delle esportazioni del Regno Unito e il 53% delle importazioni (dati del 2018).
Forse anche per questo motivo nel terzo trimestre del 2019 l’incremento dell’export lombardo è stato più intenso verso paesi extra UE (+4,6%), in particolar modo il Nord America e soprattutto gli Stati Uniti (+32,8%) grazie all’importante aumento di esportazioni di articoli farmaceutici.