di Simone Fausti
L’Italia comincia il nuovo decennio nel segno della stagnazione economica che caratterizza il nostro paese da metà del 2018. Questo è particolarmente evidente se si guardano gli ultimi dati sull’occupazione generale e quella nelle piccole-medie imprese artigiane.
Secondo un dossier del Centro Studi del CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa), l’ultimo mese del 2019 ha visto un calo dei posti di lavoro pari al 2,1% nelle imprese fino a venti dipendenti. Ciò che preoccupa non è tanto il segno negativo dal momento che tradizionalmente nel mese di dicembre assistiamo ad un più elevato numero di cessazione di rapporti di lavoro, quanto nell’entità che stavolta risulta essere particolarmente alta. Talmente elevata che siamo in termini occupazionali siamo tornati esattamente dove eravamo un anno fa, nel febbraio del 2019.
Nel dicembre scorso le assunzioni nelle piccole imprese artigiane sono aumentate dello 0,5% contro +17,2% di dicembre 2018 e le cessazioni sono cresciute dello 0,7% contro il +2,6% di un anno fa. Il Centro studi del CNA afferma dunque che «il complessivo arretramento dell’occupazione nelle piccole imprese va ricondotto, più che a questi flussi, alla diversa incidenza di assunzioni e cessazioni sull’intera platea di lavoratori occupati dove i nuovi posti di lavoro costituiscono l’1,9% dell’intera base occupazionale mentre le cessazioni il 4,1%».
Nel complesso sono le assunzioni a tempo determinato che hanno registrato il segno più, assieme al lavoro intermittente, mentre apprendistato e contratti a tempo determinato rimangono in territorio negativo.
Occupazione generale: poche prospettive
Uscendo dal mondo delle piccole imprese artigiane e allargando lo sguardo all’intero mercato del lavoro italiano, il paese non se la passa bene. Se nel mese di novembre (2019) gli occupati erano aumentati di 67mila unità, dicembre ha annullato questo effetto positivo segnando -75mila occupati, anche se su base annua permane il segno positivo (+136mila). Nonostante siano solo dati mensili, preoccupa comunque l’aumento di 42mila unità degli inattivi nell’ultimo mese del 2019, anche se rimangono in calo su base annua (-115mila). Per quanto riguarda i disoccupati il numero rimane invariato sia su base mensile che trimestrale: un risultato che fa pensare che in fondo il Reddito di cittadinanza non sia poi così efficace quale leva che dovrebbe riattivare e liberare risorse immobilizzate nel mercato del lavoro.
In generale il tasso di occupazione è pari al 59,2%, dato che sale al 68% per la componente maschile. Il tasso di disoccupazione rimane invariato tra novembre e dicembre ed è pari a 9,8%, fanalino di coda in Europa dopo Grecia (16,6%) e Spagna (13,7%). Quel 9,8% corrisponde a più di 2 milioni e mezzo di italiani che cercano lavoro senza successo. La situazione del settore giovanile (15-24 anni) del mercato del lavoro rimane critica con un tasso di disoccupazione del 25,7%. Nemmeno il segmento 15-34 anni registra risultati particolarmente positivi dal momento che per questa fascia la disoccupazione è quasi doppia rispetto al dato nazionale arrivando a toccare il 17,8%. Nel complesso i dati diffusi dall’Istat rimangono quindi non particolarmente positivi né incoraggianti.