Referendum parlamentari, il No farebbe sparire i 5 stelle
Sì in vantaggio ma i No salgono. In caso di vittoria del sì, verrebbero stravolti i regolamenti parlamentari e le commissioni accorpate
Il referendum sul taglio dei parlamentari è alle porte. I cittadini sono chiamati a scegliere se confermare o rigettare la riforma costituzionale promossa dai 5 stelle e approvata in via definitiva quasi all’unanimità dal Parlamento (con un clamoroso dietro front del PD dopo aver votato per tre volte in senso contrario), che prevede il taglio di 230 deputati e 115 senatori (quelli a vita rimangono invariati).
Negli ultimi vent’anni sono stati parecchi i tentativi di riforma dell’architettura istituzionale dello Stato includenti il taglio dei parlamentari. Se le precedenti riforme sono state bocciate (Governo Berlusconi III, Governo Renzi), l’esito dell’attuale referendum sembra scontato, l’orientamento per dire SÌ alla riforma è prevalente nella popolazione. Ciò è dovuto in primis alla semplicità dell’attuale riforma rispetto alle precedenti, che miravano a riformare profondamente l’architettura istituzionale dello Stato. In secondo luogo l’attuale riforma ha trovato una condivisione trasversale tra quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento.
Tuttavia, man mano che ci avviciniamo alla data del voto, sembra che il numero dei No stia crescendo e in politica si sa, è bene aspettarsi sempre delle sorprese. Numerose associazioni e comitati, dall’estrema destra all’estrema sinistra, si stanno mobilitando per dire no al taglio.
Inoltre molti elettori, seppur favorevoli al taglio in sè, pur di dare un segnale di sfiducia nei confronti dei 5 stelle o addirittura del Governo, voteranno NO. I grillini dalla loro parte, essendo consapevoli dell’ennesimo fallimento che produrranno alle regionali, stanno puntando tutto sul referendum pur di uscire vittoriosi da questa tornata elettorale.
Una cosa è certa. Dalla scelta degli elettori dipenderanno il destino del Parlamento e del Governo. La vittoria del no al referendum avrebbe un effetto deflagrante sull’esecutivo.
Al contrario, se la riforma costituzionale, venisse confermata dal voto popolare, il Governo rimane in piedi e il Parlamento sarebbe tenuto ad aggiornare i propri regolamenti, come già ribadito dal Presidente della Camera Fico. Le commissioni permanenti subiranno uno stravolgimento e alcune verranno accorpate. Anche alcuni organi come l’Ufficio di Presidenza, le Giunte e il Comitato per la legislazione andrebbero rivisti.
Sembra paradossale ma se la legislatura arrivasse a scadenza naturale e il taglio dei parlamentari venisse confermato, il nuovo Presidente della Repubblica, che inaugurerebbe la prima legislatura con il Parlamento dimezzato, sarebbe eletto con l’attuale meccanismo, quindi sempre con 630 deputati, 315 senatori, i senatori a vita e 58 delegati regionali.
Andrea Curcio