Giudizio negativo da Regione Lombardia sull’ultimo decreto. Fontana: ignorati trasporto pubblico e scuola.
Confuso, contraddittorio e in molte sue parti inattuabile. Così il presidente di Regione Lombardia ha commentato il dpcm varato dal Governo poco dopo la mezzanotte di ieri. Solo poche ore prima, nel corso della conferenza Stato – Regioni, da Regione Lombardia era arrivato forte e preciso l’appello al Governo: “Noi abbiamo le idee chiare: no al lockdown. Servono decisioni che tutelino la salute pubblica senza mettere in ginocchio l’economia”, aveva dichiarato Fontana.
Poche richieste e molto precise, avvallate anche da altre Regioni, che però non hanno trovato accoglimento nel testo definitivo firmato da Conte. La prima proposta, bocciata da Roma nel testo definitivo, mirava ad ottenere misure adeguate a regolamentare il rapporto tra scuola e trasporto pubblico. Regione Lombardia aveva lanciato l’idea di proseguire con la didattica a distanza, limitandola ai soli ultimi due anni delle scuole superiori, al fine di limitare l’affluenza sui mezzi di trasporto anche in vista delle possibili riduzioni di capienza. Proposta che si è infranta davanti al muro eretto dal ministro all’Istruzione Lucia Azzolina, totalmente contraria a valutare possibili soluzioni alternative a seconda delle singole esigenze dei territori. Efficacia dei protocolli, focolai limitati e necessità di lezioni in presenza, sono i motivi che ha addotto il ministro a difesa della sua posizione.
Bocciata la prima parte della richiesta, resta il nodo dei trasporti. Le aziende di trasporto pubblico locale hanno confermato che i mezzi a disposizione sono quelli attualmente in uso, non di più. Se l’intenzione è quella di aumentare le corse per evitare affollamenti all’interno dei mezzi, è allora opportuno coinvolgere il privato – con particolare riguardo al settore del trasporto turistico – che ha flotte disponibili e sotto utilizzate. Questa la proposta, diretta a salvaguardare la salute, limitando l’afflusso sui mezzi pubblici, e nello stesso tempo a contribuire al rilancio di un settore praticamente fermo. Certo deve poter contare su risorse il cui stanziamento, però, non sarebbe attualmente nelle priorità del Governo.
Niet anche per la richiesta di evitare le limitazioni di orario imposte a locali e ristoranti, ritenute poco efficaci dalla Regione. Il nuovo dpcm conferma, infatti, l’ipotesi iniziale di chiusura alle 24 e vieta le consumazioni all’esterno di bar e pub dopo le 21 salvo apposito dehor. La certezza, a questo punto, è la necessità di prevedere delle forme di ristoro destinate a tutte quelle attività che andranno incontro a limitazioni rischiando di aggravare una situazione economica già compromessa dagli esiti del periodo di lockdown. Fontana su questo è stato irremovibile: “Serve una copertura economica per tutelare imprese e lavoratori – ha dichiarato – non possono essere abbandonati a se stessi”.
Complessivamente il giudizio che arriva da Regione Lombardia sul dpcm appena varato è negativo: “Poco o nulla è stato recepito dal confronto tra i governatori – ha dichiarato ieri Fontana dopo la lettura del testo definitivo – prendo atto con rammarico che non vengono affrontati temi fondamentali come la didattica a distanza per le superiori e l’affollamento dei mezzi pubblici, laddove l’inizio delle scuole e la mobilità pubblica si sono rivelati due degli aspetti che più hanno influenzato l’aumento della curva epidemiologica”.
Micol Mulè