Il debito pubblico cresce in modo inarrestabile. Meglio investire privatamente i nostri denari piuttosto che affidarli allo Stato
Nei conti correnti italiani sono depositati 1682 miliardi di euro, una cifra che è pari al Pil italiano nel 2020. Già prima della pandemia l’Italia vantava uno dei risparmi privati più elevati al mondo e con l’inizio della seconda ondata, è salita la preoccupazione delle famiglie e di conseguenza la propensione al risparmio.
Il bollettino mensile dell’ABI ci informa che quest’anno i risparmi sono cresciuti di 25 miliardi, l’8% in più rispetto al 2019.
Parallelamente ai risparmi, crescono anche gli impieghi negli istituti bancari.
In un contesto come quello odierno, imprese e famiglie sono molto prudenti, preferendo lasciar fermi i propri risparmi sui conti correnti piuttosto che investirli. L’Italia ha sempre avuto il problema di un’incapacità strutturale a trasferire il risparmio nell’economia reale.
Per supportare le imprese che sono state travolte dalla pandemia e che continueranno a soffrire almeno per buona parte del 2021, l’Italia si prepara ad una stagione di manovre espansive, con bonus, sussidi, decontribuzioni per le assunzioni. Ma tutto questo ha un costo.
Ci sono poi i prestiti derivanti dal Recovery Fund, pari a 209 miliardi, sui quali oggi c’è un acceso scontro tra Parlamento e Consiglio Europeo. C’è il famigerato Mes di 37 miliardi per le spese sanitarie, che è diventato un dilemma nazionale.
Ma ci sono anche 1682 miliardi bloccati nei nostri conti correnti. Già questo dovrebbe farci riflettere. In questo quadro, il sospetto che qualcuno possa solo ipotizzare di impiegare una piccola parte di quei risparmi dovrebbe sorgerci spontaneo.
Quello che preoccupa particolarmente, è la crescita inarrestabile del debito pubblico. Questo implica che una volta usciti dalla crisi pandemica, ci dovremmo aspettare verosimilmente una fase contraddistinta da sacrifici per rimettere in ordine le finanze pubbliche e a pagare saranno sempre i giovani, coloro che sono oggi accusati di essere gli untori e gli irresponsabili della movida serale.
Poiché siamo consapevoli che il Governo non ha una spiccata abilità a gestire il denaro pubblico (lo vediamo anche con i fondi strutturali europei che non riusciamo a spendere) e siccome non si può escludere il rischio che una parte dei nostri risparmi possa essere prelevata forzosamente in futuro, dovremmo preferire razionalmente di investire i nostri denari piuttosto di vederli finire in mani sbagliate.
Bianca Maria Farina, presidente dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, ha sollevato questo tema nel corso dell’assemblea annuale, auspicando regole più flessibili finalizzate all’investimento in settori chiave, come quello delle infrastrutture.
Andrea Curcio