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    Covid-19: test rapidi da medici di base e nelle farmacie?

    Covid-19: test rapidi da medici di base e nelle farmacie?

    Il governo vaglia la possibilità di coinvolgere farmacia e medici di base per moltiplicare i test rapidi.

    Tutti si aspettavano la seconda ondata di contagi in autunno, per mesi ci si è preparati ma alla fine l’onda rischia di superare gli argini. Nonostante il repentino aumento dei casi di coronavirus, il sistema per ora regge ma c’è evidentemente la necessità di snellire e velocizzare le operazioni, a partire dai test.

    Per questo motivo il governo ha convocato per lunedì prossimo una riunione con medici di famiglia, Conferenza Stato-Regioni e sindacati per giungere ad un accordo che permetta ai medici di medicina generale di farsi carico dei test rapidi.

    Secondo le prime indiscrezioni, l’esecutivo starebbe pensando ad un cambiamento della normativa affinché, durante il periodo dell’epidemia influenzale, farmacie e studi dei medici di base collaborino alla realizzazione dei tamponi rapidi. L’idea è quella di coinvolgere medici di assistenza primaria e i pediatri di libera scelta così come professionisti di altre aree della medicina. L’adesione dovrebbe avvenire su base volontaria.
    Una soluzione che evidentemente non risolve tutte le difficoltà presenti ma che potrebbe venire incontro all’emergenza attuale.

    Un altro ambito su cui probabilmente sarebbe necessario qualche cambiamento è il sistema di tracciamento. Le Ats territoriali della Lombardia e le Asl di altre regioni hanno fatto sapere di non essere in grado di individuare per tempo i contatti di un soggetto risultato positivo al covid perché i dati da elaborare sono troppi. La situazione dunque è che a metà ottobre in alcune zone si stavano ancora rintracciando i contatti dei positivi di inizio mese, un ritardo temporale che di fatto vanifica lo scopo del programma.

    Nel frattempo si stanno studiando nuove metodologie diagnostiche. L’istituto nazionale di malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” ha spiegato in una nota come un campione salivare sia valido tanto quanto quello naso-faringeo per capire la presenza o meno del virus. Ottenere un campione di saliva sarebbe inoltre molto più facile e permetterebbe di essere meno invasivi rispetto al tampone “classico” che prevede il prelievo di un campione delle vie respiratorie del paziente tramite un lungo bastoncino, dalla mucosa naso-faringeo oppure, quando possibile, tramite il ricorso al bronco-lavaggio.

    Simone Fausti

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