Si riducono rapine e furti ma sono compensati dai reati del web. Lo stress da pandemia fa aumentare maltrattamenti e violenze verso donne, minori e anziani. La criminalità si riconverte e cerca di arrivare dove lo Stato non è presente
L’epidemia in Italia ha comportato, già dalla scorsa primavera, una significativa riduzione dei furti e delle rapine, ma sono aumentati di gran lunga i delitti informatici e i maltrattamenti.
La direzione centrale della Polizia criminale del prefetto Vittorio Rizzi fornisce dei dati molto chiari.
Gli scippi e i borseggi si sono ridotti di oltre un terzo rispetto lo scorso anno. Le rapine in banca hanno avuto flessioni del 50%.
Per altro verso, sono aumentati i reati all’interno delle mura domestiche, come i maltrattamenti e le violenze contro le donne e i minori. Lo dimostra anche l’aumento delle chiamate al numero 1522.
Peraltro alcuni studi osservano come il lockdown abbia provocato molto stress nelle famiglie.
Inoltre l’aumento delle attività in smart working ha comportato un incremento dei reati informatici.
I reati del web sono di vario tipo. Possono riguardare frodi informatiche, furti dell’identità digitale, clonazioni di carte di credito. In media sono pervenute 52 segnalazioni al giorno per i reati informatici.
Le denunce per questo tipo di reati, a differenze dei maltrattamenti, sono in genere immediate, poiché provocano quasi sempre un ingente danno economico.
In lieve aumento sono anche il contrabbando e le associazioni per spaccio di stupefacenti.
Molte reti criminali si sono infatti riconvertite durante il lockdown. Si sono registrate numerose truffe nell’ambito dei dispositivi di protezione, come le mascherine e i gel igienizzanti.
Si segnala infine, un aumento dei reati d’usura, considerato che molte persone non hanno la forza di denunciare una volta che sono entrate in rapporto con l’usuraio, che tendenzialmente si tratta di qualcuno a loro vicino. La criminalità organizzata ha intercettato il problema della crisi di liquidità, molto diffuso tra i titolari di piccole attività ma anche tra chi lavorava in nero. In queste situazioni la criminalità arriva molto prima dello Stato, facendo così riemergere il cosiddetto “welfare criminale di prossimità”. Così le persone abbandonate dallo Stato si affidano a questi signori locali, entrando in un pericoloso circolo di relazioni da cui sarà molto difficile uscirne.
Andrea Curcio