Milano, Sala sul lockdown: “Se s’ha da fare, il governo dica come aiuta la comunità milanese”
Cresce la protesta delle categorie colpite dalle chiusure. Sala scrive, insieme ad altri 8 omologhi europei, ai vertici Ue chiedendo di stanziare parte del Recovery Fund alle metropoli. Atteso settimana prossima l’esito del vertice tra Regione e province lombarde sull’ efficacia delle misure.
Il sindaco milanese Beppe Sala torna di nuovo sul tema lockdown per evitare fraintendimenti e fare chiarezza sull’azione dell’amministrazione comunale. Dopo il primo videomessaggio alla città nel quale ha espresso la linea comune con l’omologo napoletano Luigi De Magistris, propendendo per un atteggiamento attendista finalizzato a verificare gli effetti prodotti dalle prime misure restrittive, ora è il momento delle precisazioni.
Non c’è nessun “partito del no lockdown” rappresentato dai sindaci di Milano e Napoli che si contrappone al ministero della Salute, ha puntualizzato innanzitutto Sala, ma sul tema della possibile chiusura mette le cose in chiaro. Primo: “Se s’ha da fare, da sindaco del comune di Milano voglio essere coinvolto, voglio vedere i dati, voglio essere partecipe delle decisioni, non voglio vedere l’ipotesi sui giornali”, ha sottolineato con un chiaro riferimento alle dichiarazioni del consulente del ministero della Salute, Walter Ricciardi.
Punto secondo: il lockdown non è escluso a priori, il rischio c’è, tuttavia Sala intende aspettare gli esiti delle misure, definite “dolorose”, già in atto. E solo a quel punto, qualora si rivelassero inefficaci, si dovrà far ricorso alla chiusura, ma a precise condizioni: “C’è una mano che toglie e c’è una mano che dà – ha spiegato – Se dovessimo andare verso un lockdown generale, io voglio capire come funziona la mano che dà. Quindi il mio governo deve dirmi come mi aiuta con la comunità milanese e come sarà sostenuto chi si troverà in difficoltà”.
Parole che hanno un peso soprattutto se dette con una manifestazione di protesta sotto le finestre di Palazzo Marino. I malumori tra le numerose categorie che, direttamente o meno, subiscono gli effetti delle misure restrittive attivate con l’ultimo dpcm e temono per un possibile lockdown, crescono di giorno in giorno.
“Oggi è difficile trovare il giusto equilibrio tra la gestione della pandemia e avere dietro di te decine di migliaia di famiglie che ti urlano che non riescono ad arrivare alla fine del mese – ha detto nel consueto videomessaggio Facebook rivolgendosi ai milanesi – Vorrei che lo vedeste”. La previsione, secondo il sindaco, è di una battaglia che durerà l’intero inverno, da qui la necessità di avere da Roma delle risposte certe: “Prima di decidere qualunque chiusura – è l’appello al governo – è necessario che coloro che vengono chiusi sappiano come saranno supportati nel periodo della chiusura. Questo è il punto”.
Nel frattempo Sala ha sottoscritto, insieme ad altre otto grandi città europee, una lettera indirizzata al presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen e al presidente del parlamento, David Sassoli, con la richiesta di stanziare una parte delle risorse del Recovery Fund alle metropoli. L’iniziativa è nata dal primo cittadino milanese con gli omologhi di Parigi e Barcellona guardando alla ripresa: “Può essere naturale che parte di queste spese sia delegata alle grandi città di fronte ad una buona progettualità”, ha detto nel corso del confronto sul “Piano per la Ripresa, l’Innovazione e lo Sviluppo di Milano e dell’Area Metropolitana” redatto dalla Cgil Milano.
Per ulteriori sviluppi bisognerà attendere lunedì pomeriggio, quando Sala e i sindaci delle altre province si incontreranno con i vertici di Regione Lombardia per esaminare i dati e ascoltare i rappresentanti del mondo medico e scientifico sull’efficacia delle misure già messe in atto nei giorni scorsi.
Micol Mulè