Gli ultimi dati sulle immatricolazioni in Italia confermano una situazione particolarmente difficile per il settore automotive e gli incentivi del governo sono risultati inadeguati.
Il mercato dell’auto soffre. Il ministero dei Trasporti ha pubblicato i dati relativi alle immatricolazioni di ottobre e sebbene sia stata registrata una lieve flessione, 156.978 auto pari a -0,18% a livello tendenziale, le previsioni rimangono particolarmente negative e sono il frutto di una profonda difficoltà del mondo automotive. Il 2020 non è cominciato nel migliore dei modi: il settore ha conosciuto cali del 5,8% a gennaio e dell’8,7% a febbraio. Poi è arrivato il coronavirus e la pandemia ha comportato un calo del 97,6% in aprile e del 41,7% a luglio.
Questi risultati hanno aggravato la situazione del parco circolante italiano, uno dei più vecchi d’Europa che conta quasi 40 milioni di autovetture. Un spiraglio di speranza è arrivato con settembre dove le immatricolazioni sono cresciute del 9,5% dopo un agosto in cui erano state accorciate le distanze rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-0,3%). Tuttavia, i risultati di ottobre hanno confermato un giudizio quasi conclusivo sul 2020: il calo di quest’anno probabilmente si aggirerà attorno al 30% rispetto al 2019. In controtendenza invece FCA che a ottobre ha registrato quasi 38mila nuove immatricolazioni (+12,6%).
Nel periodo gennaio-ottobre 2020 la Motorizzazione ha in totale immatricolato 1.123.194 autovetture, con una variazione di -30,9% rispetto al periodo gennaio-ottobre 2019, durante il quale ne furono immatricolate 1.625.500. I risultati più che modesti degli ultimi tre mesi sono stati favoriti dagli incentivi varati del governo che tuttavia alla fine sono risultati inadeguati. Come riportato da Michele Crisci, presidente dell’UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), “al di là dei dati contingenti del mercato, l’esperienza degli ultimi mesi mostra chiaramente l’insufficienza di una politica incentrata su incentivi mordi e fuggi”.
Come riportato dal Centro Studi Promotor, il fondo per le vetture con emissioni di CO2 tra 91 e 110 gr/km si è esaurito quasi subito, mentre per le auto con emissioni da 61 a 90 gr/km di CO2 a fine ottobre erano ancora disponibili soltanto 11,8 milioni di euro. Tutto ciò sta avendo ricadute anche sul clima di fiducia degli operatori del settore auto che dal 53,2 di agosto è precipitato al 28,1 di ottobre.
L’insieme di questi fattori rende le previsioni di novembre e dicembre particolarmente negative, motivo per cui Crisci, oltre a criticare la scelta del governo “di non rifinanziare i fondi legati alla fascia di CO2 più importante dal punto di vista dei volumi (fattore che ha immediatamente fermato il mercato)” chiede anche una continuità nei sostegni tramite la prossima legge di Bilancio. Il mondo automotive è infatti abbastanza consapevole che il futuro appartiene alla mobilità green, motivo per cui l’esecutivo dovrebbe accompagnare la transizione ecologica di tutta la filiera produttiva e commerciale. Una necessità di cui sono ben consapevoli anche le cancellerie europee. Il ministro dell’Economia tedesco, Peter Altmaier, ha annunciato che lo Stato centrale è pronto a varare un piano da 2 miliardi di euro che prevede la copertura del 60%-80% degli investimenti delle case automobilistiche del Paese nel periodo 2021-2024 dal momento che tali investimenti sarebbero orientati a sviluppare la mobilità elettrica.
Un piano del genere richiede una progettazione nel medio termine ma nel frattempo il rischio sempre più verosimile di un lockdown generalizzato rischia di affossare la situazione, motivo per cui il presidente dell’UNRAE ha chiesto che “il governo tenga conto di questa realtà, dando seguito a quanto dichiarato nelle scorse settimane di stanziare altri 400 milioni in aggiunta all’ecobonus”.
Simone Fausti