Milano, didattica a distanza per oltre 55mila ragazzini delle medie
Mancano le connessioni, gli strumenti e i docenti. Il presidente dell’associazione nazionale presidi Lombardia: non è stato fatto il necessario per garantire che le scuole non chiudessero.
Fuori dalle scuole milanesi il flusso di studenti è decisamente diminuito, la didattica a distanza, estesa da ieri anche agli alunni degli ultimi due anni delle scuole secondarie di primo grado, fa sentire i suoi effetti.
Tra Milano e provincia, sono 55.652 i ragazzi di seconda e terza media collegati da casa per lo svolgimento delle lezioni.
Da poco più di un mese e mezzo avevano ripreso la routine scolastica, imparato le nuove regole di comportamento per poter vivere il tempo scuola in sicurezza e, soprattutto, avevano ricominciato ad apprendere e socializzare in presenza, senza il filtro dello schermo di un supporto informatico. Ora di nuovo lo stop.
Uno stop che fa riemergere le criticità affiorate durante i mesi del lockdown, in cui tutto il sistema scolastico si è trovato improvvisamente catapultato nel vortice dell’emergenza, cercando di mettere a punto soluzioni per garantire a tutti la continuità didattica.
I problemi insoluti tornano a galla, con una nota di amarezza per il tempo sprecato che torna di nuovo a ripercuotersi sugli studenti. Il paragone corre immediato al resto d’Europa, dove sono state adottate restrizioni che non hanno penalizzato le scuole, rimaste aperte: “Non è stato fatto il necessario per garantire che le scuole non chiudessero”, spiega amareggiato il presidente dell’associazione nazionale presidi Lombardia, Massimo Spinelli, puntando il dito contro la mancata riorganizzazione dei trasporti pubblici e di Ats che avrebbero potuto costituire un argine al dilagare dei contagi.
Una scelta, quella inserita nell’ultimo dpcm, che piomba come un fulmine a ciel sereno sugli istituti che avevano compiuto sforzi ingenti per garantire il rientro in piena sicurezza, assicurato orari e ingressi scaglionati e rodato ampiamente tutto il meccanismo. Ora si trovano a dover rifare tutto daccapo, con alcune difficoltà che si aggiungono a quelle già riscontrate nei mesi di sperimentazione.
Permangono i problemi tecnici, con connessioni a diverse velocità per gi 55 mila studenti a casa e all’interno degli istituti per gli stessi professori, che devono dividersi tra le lezioni in presenza, per i ragazzi delle classi prime, e quelle a distanza per seconde e terze medie. Problemi che si sommano a quelli relativi alla disponibilità degli strumenti. Alcuni istituti milanesi, una volta mappata la situazione, fanno ricorso agli sponsor per sopperire alle necessità degli studenti che non dispongono dei mezzi adeguati a poter seguire le lezioni da casa. E poi, come non bastasse, alcuni istituti devono ancora fare i conti – a novembre iniziato – con i vuoti dell’organico.
Ma il tema centrale rimangono loro, i ragazzini di 12 e 13 anni che si ritrovano da soli davanti allo schermo per diverse ore, senza la supervisione di un adulto nelle attività didattiche e privati del contesto scolastico. Uno sforzo forse troppo grande per la loro età, che non li lascerà certo privi di conseguenze.
Micol Mulè