Così tanta neve a inizio Dicembre non si vedeva da anni in Lombardia, proprio quando gli impianti sciistici sono chiusi. Persi milioni di utili. Rischio valanghe e disagi nei centri abitati
Durante la festività dell’Immacolata, in Lombardia è caduta tanta neve come non si vedeva da anni.
Una vera e propria beffa, per i tanti operatori del settore sciistico che quest’anno, per decisione del Governo, a causa del Covid, non hanno potuto aprire gli impianti sciistici.
Sul territorio lombardo 44 società, deputate a gestire i 22 comprensori della Lombardia, hanno osservato con amarezza le piste da discesa imbiancate. Tanta neve dunque, ma anche un pericolo di valanghe piuttosto elevato, accompagnato dall’interruzione di linee elettriche. Alcune strade sono state chiuse per precauzione.
Tradizionalmente gli impianti sciistici aprono proprio il primo weekend di Dicembre. In Lombardia ce ne sono parecchi, sparsi in 40 comuni.
Il settore sciistico in Lombardia dà lavoro a circa 1200 dipendenti e a più di 2 mila maestri di sci, con un fatturato complessivo superiore a 100 milioni.
Considerando anche l’indotto della ristorazione, degli alberghi e del commercio al dettaglio, si arriva a 700 milioni (10 miliardi in tutta l’Italia).
Oggi invece la neve, con gli impianti chiusi, può arrecare solo disagi. In una delle principali località sciistiche della Valle Brembana, Foppolo (in provincia di Bergamo), sono caduti due metri di neve. Il sindaco ha dichiarato l’emergenza. La cittadina è stata a lungo isolata, senza telefono e corrente elettrica. Sono stati allertati i vigli del fuoco ed è stata informata la prefettura.
In Valtellina e in Valchiavenna si contano 60-70 cm di neve in parecchi centri abitati.
Sono stati segnalati disagi nella provincia di Varese, a Ponte di Legno e a Passo del Tonale, dove la neve è arrivata a 2,5 metri.
Andrea Curcio