Gli italiani fanno shopping nel weekend, il governo si spaventa e pensa di modificare il decreto di Natale per irrigidire le norme.
È bastato un weekend per far cambiare idea al governo sulle misure appena varate. È da fine novembre che a Palazzo Chigi si discute della strategia per contenere il contagio durante le feste natalizie e alla fine il piano sembrava aver pacificato buona parte della maggioranza: rendere tutta l’Italia zona gialla la settimana prima di Natale per poi irrigidire i divieti di spostamento dal 20 dicembre, vietando del tutto gli spostamenti fuori dal proprio comune il 25, 26 e l’1° gennaio.
Un progetto che sembra destinato a cambiare: al primo “weekend giallo” infatti, qualcuno a Roma ci ha ripensato vedendo le folle di cittadini italiani che hanno percorso le vie dei centri città per lo shopping natalizio. Una dinamica abbastanza prevedibile ma l’esecutivo si è comunque fatto cogliere di sorpresa a tal punto che sta valutando una modifica dell’ultimo dpcm.
Il nuovo piano si basa sull’ipotesi di rendere l’Italia zona rossa/arancione in determinati giorni considerati “più a rischio” quali il 24, 25, 26, 27, 31 dicembre assieme al 1, 5 e 6 di gennaio. Allo stesso tempo c’è l’intenzione di permettere lo spostamento tra Comuni piccoli durante Natale fino a un massimo di 30 kilometri. Quanto piccoli? Ancora non si sa: c’è chi dice 5.000 abitanti, chi 10.000. Quest’ultima questione risulta essere la più annosa dal momento che diversi soggetti hanno fatto pressing sul governo affinché permettesse un certo livello di spostamento anche a Natale: mercoledì è previsto il voto al Senato su una mozione di opposizione contro tale blocco. Nel frattempo rimane un altro nodo: sarà possibile pranzare nei ristoranti a Natale (seguendo le norme dell’ultimo decreto) o verranno chiusi? E i bar? Domande che al momento rimangono senza risposta.
Il problema è anche normativo: la questione è delicata e sembra non poter essere risolta tramite le faq ministeriali. Per questo motivo l’esecutivo si prepara a un emendamento al decreto di Natale: un’operazione che tuttavia rischia di essere fallimentare a causa dei tempi stretti per la votazione. In quel caso l’unica opzione sul tavolo sarebbe un nuovo decreto che modifichi quello del 2 dicembre. Mancano dieci giorni a Natale e l’incertezza regna sovrana.
Simone Fausti